Alternanza scuola-lavoro, il bilancio della Caritas

Coinvolte quest’anno 36 scuole e circa 3mila ragazzi. Gli studenti del terzo, quarto e quinto anno delle scuole superiori hanno svolto attività di circa 50 ore, 20 per quelli del secondo anno

«Siamo usciti dalla scuola e siamo entrati nel mondo che vogliamo: quello in cui nessuno è diverso». Una frase che racchiude il senso del progetto Caritas Roma “Alternanza scuola-lavoro” che quest’anno ha coinvolto 36 scuole e circa 3mila ragazzi. «È un’attività che noi svolgiamo da tantissimi anni con percorsi di formazione e sensibilizzazione al volontariato – dice Gianni Pizzuti, responsabile area educazione e volontariato della Caritas – ma negli ultimi tre si è modificata, grazie all’entrata in vigore della legge che vuole l’alternanza scuola-lavoro». I ragazzi del terzo, quarto e quinto anno delle scuole superiori, hanno svolto attività di circa 50 ore, 20 per quelli del secondo anno.

Spiega Pizzuti: «Per i più grandi, il percorso prevede quattro fasi. La prima riguarda incontri teorici. C’è da dire che in alcune scuole sono state coinvolte classi intere, in altre c’erano gruppi di 20/25 ragazzi provenienti da classi diverse. Le lezioni teoriche si svolgono in aula. Qui spieghiamo come funziona il lavoro e un po’ quello che aspetta i ragazzi. La seconda fase è la visita guidata alla Cittadella della carità e ad un centro di accoglienza migranti o ad una mensa dei poveri». Visite che sono propedeutiche alla fase successiva: l’esperienza di servizio diretto in un’attività di volontariato.

«I ragazzi sono sostenuti da volontari ed operatori per comprendere il lavoro da loro svolto. L’ultima fase è una sorta di verifica da svolgere in classe. Alcuni ragazzi hanno realizzato dei video, altri una sorta di diario di bordo, altri ancora un racconto fotografico». Gli studenti del Liceo artistico “Ripetta” ad esempio, hanno realizzato un video, on line sul canale Youtube della Caritas, raccontando l’esperienza di alternanza scuola-lavoro a Villa Glori, nelle case famiglia che ospitano i malati di Aids. Il Liceo scientifico “Giuseppe Peano” è stato all’Emporio della Solidarietà di Spinaceto.

«Per i ragazzi del secondo anno invece
abbiamo creato dei percorsi di sensibilizzazione al volontariato che sono durati meno ore ma simili a quelli degli studenti più grandi. C’è da dire – ammette Pizzuti – che tutto questo non sarebbe possibile senza la preziosa collaborazione degli insegnanti. Nella maggior parte dei casi, sono di religione, ma non sono mancate altre figure». Le scuole coinvolte si trovano sul territorio del Comune di Roma e sono per lo più statali.

«Ma sono omogenee – spiega Pizzuti – il nostro obiettivo è lavorare con istituti che si trovano al centro e nelle periferie, con licei e istituti tecnici, per conoscere diverse realtà giovanili». Il risultato più bello di tutto questo lavoro è il superamento di pregiudizi: «Abbiamo la possibilità di entrare in contatto con moltissimi ragazzi, perché sono coinvolti anche quelli che non frequentano l’ora di religione. E poi, una cosa che abbiamo notato – conclude Pizzuti – è come i ragazzi superano molti pregiudizi comuni incontrando uomini e donne di realtà diverse dalla loro».

 

23 luglio 2018