Almeno 17 morti in Congo nell’esplosione di una bomba in chiesa

L’attentato nella comunità pentacostale di Kasindi, nord Kivu, con centinaia di fedeli. La condanna del governo, che accusa il movimento dell’Adf, legato all’Uganda

Domenica di sangue ieri, 15 gennaio, nella Repubblica democratica del Congo, dove intorno alle 12 una bomba artigianale è esplosa nella chiesa pentecostale di Kasindi, nel Nord Kivu, al confine con l’Uganda, durante una cerimonia di battesimo. Il bilancio è di almeno 17 morti, mentre sono una ventina i fedeli rimasti feriti. Per il governo, l’attentato terroristico è da attribuire con «tutta evidenza all’Adf». Tra le centinaia di fedeli riuniti nell’ottava Communauté des Églises Pentecôtistes du Congo, molte mamme con bambini piccoli.

Molti i video e le foto circolati nell’immediato, che mostrano anche un bambino in terra con gli arti feriti. Foto e video sono arrivati alla redazione di Popoli e Missione da don Giovanni Piumatti, legato al Kivu dove ha vissuto per 50 anni, oggi in Italia ma in stretto contatto con le comunità locali. «Siamo nella regione più pericolosa e martoriata del Paese, dove imperversano ogni giorno decine di milizie armate», afferma.

Immediata la condanna del governo congolese, che ha accusato il movimento armato dell’Adf, legato all’Uganda. L’alta pericolosità dell’area è tra i motivi che hanno spinto a rivedere il percorso del viaggio apostolico di Papa Francesco in Africa: il 31 gennaio sarà in Congo ma non andrà nel nord Kivu. Eppure, afferma l’attivista congolese John Mpaliza, «se il Papa non va nel Nord Kivu è evidente che lì c’è l’inferno!».

16 gennaio 2023