All’Olimpico l’ottava Junior Tim cup

Sul campo di Roma e Lazio, prima del derby del 26 gennaio, si scontrano le squadre degli under 14 di calcio di due oratori. Il torneo all’ottava edizione

Il derby Roma-Lazio è già iniziato. Senza aspettare domenica prossima, i ragazzi dell’oratorio di Santa Silvia al Portuense hanno dato il calcio d’inizio con Davide Zappacosta dell’A.S. Roma e Patric della S.S. Lazio nel campo dell’oratorio. Prima l’incontro nel teatro gremito. Il 26 gennaio arriva la tappa romana della Junior Tim Cup – il Calcio negli oratori: un’amichevole sull’erba dell’Olimpico, prima del derby, per le squadre degli under 14 di calcio a 7 dell’Oratorio San Giuseppe Artigiano di Roma e dell’Oratorio La Resurrezione di Aprilia (Latina). Promosso da Lega Serie A, Tim e Centro sportivo italiano, il torneo è all’ottava edizione con oltre 77mila giovani di circa 6mila oratori che hanno giocato più di 30mila partite. Si disputa nelle città che hanno le squadre in Serie A, prevede l’incontro degli ambasciatori della squadra con i ragazzi e poi la partita. Gli oratori vincitori di ogni torneo si sfideranno nella finale.

Aspettando i campioni. In prima fila, con la divisa, ci sono Valerio Francullo e Filippo Gianotti, capitani delle under 13 e 14 dell’Oratorio Santa Silvia, per consegnare a Patric e Zappacosta le maglie con scritto “Uno di noi”. Sono emozionati ma aspettano pazienti. Sognano un futuro da calciatori, intanto si allenano e studiano. Quando vedono arrivare Zappacosta e 10 minuti dopo Patric si illuminano, senza tradire la squadra d’appartenenza. Neanche quando posano con le maglie delle due squadre romane. Patric e Zappacosta salgono sui gradini del palco per rispondere alle domande di Filippo e Valerio. La prima sul derby. Per Zappacosta «è una bella sensazione per la passione che la maglia trasmette alla gente. Cerchiamo di dare il massimo per vincere». Per Patric «respirare l’aria del derby è una sensazione speciale. È importante avere l’entusiasmo dentro». Poi chiedono a Zappacosta come è stato giocare in Inghilterra: «Ho imparato da loro affrontando un campionato molto diverso da quello italiano». Alla domanda su quando hanno pensato di fare i calciatori Patric afferma: «Ho iniziato a 3 anni, un amore da sempre». Zappacosta: «Ho sempre voluto fare il calciatore. Ho iniziato per puro divertimento, impegnandomi sempre. Mi diverto ancora».

I due sacerdoti. Accanto ai ragazzi ci don Giampiero Antonicelli, parroco di Santa Silvia, e don Bonifacio Lopez, assistente ecclesiastico Csi Roma, parroco dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Prima Porta. Entrambi hanno un legame con Francesco Totti. Don Giampiero ha celebrato «il matrimonio di Melory, la sorella minore di Ilary Blasi, nel 2017. C’era Francesco Totti. I Blasi sono miei parrocchiani. Gli sposi hanno frequentato qui il corso prematrimoniale». Cosa pensa dello sport in parrocchia? «È una scuola di comunità. Nel gioco di squadra ci vogliono attenzione e umiltà, ascolto dell’altro, non voler primeggiare. I calciatori vogliono essere un po’ al centro ma occorre ricordare che il campione esiste se ci sono gli altri che lo sostengono». Don Bonifacio ha celebrato le nozze dell’altra sorella di Ilary, Silvia, nel 2019. «Durante la cerimonia ho chiesto a Totti se un matrimonio può durare per sempre e lui ha risposto che se si prende una decisione del genere è perché la persona che hai a fianco è la più importante della tua vita». Già portiere per la squadra Anselmiano Vaticano nella Clericus Cup, il campionato mondiale di calcio per preti e seminaristi – «comunque gioco con i parrocchiani» -, dal dicembre scorso don Bonifacio è stato nominato dal cardinale De Donatis assistente ecclesiastico del Csi Roma. «È una full immersion per la Chiesa in uscita – riflette -. Quando si parla di Dio e della Chiesa i ragazzi giocano in difesa ma con lo sport si può creare un ponte. Ho celebrato matrimoni e battesimi di tanti giovani che non frequentano ma che giocano a calcio. È uno strumento in più». Cos’è importante insegnare attraverso lo sport? «Che esistono le regole ma esiste anche ciò che è giusto. È così che prendevo le decisioni quando facevo l’arbitro. Le regole sono fondate sull’amore. È così anche nella vita». Palla al centro.

24 gennaio 2020