Allo Spallanzani un “ambulatorio di continuità” per chi esce dal carcere

Ad accesso diretto, senza prenotazione, è rivolto alle persone che hanno bisogno di proseguire il percorso terapeutico intrapreso negli istituti di pena

Un “ambulatorio di continuità” destinato all’assistenza dei pazienti ex detenuti è stato attivato dall’Istituto Spallanzani ed è il primo della regione Lazio. Le cure sono rivolte alle persone che escono dal carcere e hanno bisogno di proseguire il percorso terapeutico intrapreso all’interno degli istituti di pena e mirano anche a non compromettere i risultati di controllo delle malattie infettive raggiunti grazie all’assistenza infettivologica organizzata nei penitenziari durante il periodo di detenzione.

«Questa iniziativa – spiega il Garante dei detenuti di Lazio e Umbria Stefano Anastasìa – si propone di evitare che le persone in terapia per infezione da Hiv, Hbv, Hcv e tubercolosi all’uscita dal carcere si trovino senza alcun riferimento e, nell’attesa di appuntamenti presso ambulatori dedicati, possano restare senza terapia e interrompere un percorso clinico e terapeutico che garantisca la salvaguardia del loro stato di salute che si è tentato di costruire durante il periodo detentivo, anche alla luce del percorso riabilitativo». L’interruzione del percorso clinico terapeutico infatti crea un danno alla persona malata e potrebbe creare un problema di salute pubblica perché, non completando i cicli di cura, i pazienti possono costituire una fonte di trasmissione di malattie infettive.

L’ambulatorio è gestito dagli specialisti infettivologi dello Spallanzani ed è attivo come sportello ad accesso diretto, senza prenotazione dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 13, in via Portuense 292 (informazioni allo 06-55170239/267). «Si tratta di un servizio e di una sperimentazione molto importanti – commenta Anastasìa -. Sappiamo che il carcere costituisce spesso il primo accesso ai servizi sanitari per patologie pregresse e non diagnosticate. È importante che quel contatto, quella presa in carico, quella relazione fiduciaria che si è stabilita in carcere tra sanitari e paziente abbia una continuità anche fuori dalle mura. Per questo sono grato alla direzione dello Spallanzani per questa iniziativa che spero possa diffondersi anche in altri contesti del territorio regionale».

L’Istituto Spallanzani è vicino ai bisogni della popolazione carceraria da molti anni con un servizio di assistenza ai detenuti che prevede l’erogazione di assistenza sanitaria alle persone affette da patologie infettive e ristrette nelle carceri romane. Il servizio è regolato dalle convenzioni stipulate con le Aziende sanitarie locali competenti per territorio. «Attivo già dal 2000 – spiega una nota dell’Istituto -, il servizio svolge attività di consulenza infettivologica presso l’area penitenziaria di Rebibbia e la Casa circondariale Regina Coeli, con accessi tri-settimanali. La popolazione carceraria di questi istituti rappresenta gran parte della popolazione carceraria della regione Lazio. Il modello assistenziale adottato garantisce una reale parità di trattamento tra individui detenuti, anche grazie a specifici percorsi diagnostico-terapeutici e l’appropriatezza delle prestazioni, secondo criteri e protocolli validati dalla comunità scientifica».

16 ottobre 2019