Alle Stimmate chiesa aperta no-stop tutti i giorni

La novità nella chiesa del centro: spiritualità e accoglienza per un “ospedale da campo”, a partire dall’insegnamento di Papa Francesco

«Le chiese devono avere sempre le porte aperte perché questo è il simbolo di cosa è una chiesa: sempre aperta». Le parole di Papa Francesco all’udienza generale del 23 ottobre scorso hanno trovato concretezza nella chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco, a largo di Torre Argentina, affidata all’istituto religioso dei Missionari di Maria. Da lunedì 9 dicembre, porte aperte 24 ore al giorno per accogliere bisognosi e senza dimora che in questa chiesa in stile barocco dei primi del ‘700, nel cuore della Capitale, trovano sempre qualcuno pronto ad accoglierli, ascoltarli, rifocillarli e offrire un posto per riposare al caldo. “Chiesa sempre aperta – Ospedale da campo” il nome del progetto, che ricalca quello già avviato nella chiesa di Sant’Anton, a Madrid, su iniziativa di padre Ángel García Rodríguez, fondatore e presidente dell’associazione Mensajeros de la Paz (Messaggeri di pace).

La collaborazione con l’associazione spagnola è nata poco più di un mese fa e, dopo i primi incontri a Madrid, un’équipe formata da sei persone è in missione a Roma per avviare l’iniziativa nata «da un’idea del cardinale vicario Angelo De Donatis – spiega padre Giovanni Cerri, da un anno rettore della Chiesa -. Ha ritenuto che questo luogo dedicato al poverello di Assisi potesse essere particolarmente attento a questo tipo di messaggio. Abbiamo inoltre maturato un po’ di esperienza grazie a don Fabio Rosini, con il quale da due anni abbiamo iniziato un’attività con i giovani che ci permette di toccare con mano le problematiche della città». Si è quindi pensato di fondere due carismi che viaggiano in parallelo con due aspetti della vita quotidiana: quello spirituale, proprio dei Missionari di Maria, che si occupano di formazione, direzione e accompagnamento spirituale, con quello «del contatto con la carne della Chiesa, quella parte più viva e ferita» di cui si occupano i Messaggeri della Pace, due aspetti che possono essere attuati «sotto la figura e lo sguardo di san Francesco».

Partito dopo la Messa presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri, incaricato del Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, il progetto è in “work in progress”, spiega padre Giovanni. I sei Messaggeri della Pace, giunti dalla Spagna per formare quanti vorranno proporsi per questo servizio, accolgono una ventina di bisognosi ai quali è garantita la colazione giornaliera, la possibilità di fare una doccia e di utilizzare la lavatrice e l’asciugatrice, l’assistenza medica, un supporto psicologico e una postazione per ricaricare i telefonini e usufruire del wi–fi. La mattina, dopo la colazione, ospiti e comunità si riuniscono per un momento di preghiera. «Dobbiamo comprendere quello che Dio sta disegnando per noi e lavorare sul nostro modo di ascoltare e di integrare chi viene spesso messo ai margini. Vogliamo creare un luogo sicuro dove possano sentirsi a casa», prosegue il sacerdote, che non nasconde le «comprensibili iniziali titubanze della comunità per un progetto nuovo. A volte le novità spaventano e c’è bisogno di tempo per adattarsi ma il nostro desiderio è quello di servire la Chiesa, con i nostri limiti e difficoltà. Crediamo che questa possa essere un’esperienza di comunione attraverso la quale dire “sì” alla vita sull’esempio di Maria».

16 dicembre 2019