Alla Via Crucis l’invito a reagire alla «follia della guerra»

Il rito al Colosseo con le meditazioni scritte da Papa Francesco, che ha seguito la preghiera da Casa Santa Marta. Il pensiero alle tante sofferenze nel mondo

Non ha fisicamente partecipato per salvaguardare la salute in vista della veglia e della celebrazione di Pasqua, seguendo il rito da Casa Santa Marta, ma la presenza di Papa Francesco alla tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo è stata assicurata dalle meditazioni che il Santo Padre ha scritto per le quattordici stazioni. «In preghiera con Gesù sulla via della croce» sono state riflessioni di carattere squisitamente spirituale ma intrise di quel sano realismo cristiano che hanno portato il Pontefice a guardare quanto accade nelle vite delle singole persone e nel mondo alla luce della Passione di Cristo.

Così, il peso della Croce fa dire al Papa «Gesù, portiamo anche noi delle croci, a volte molto pesanti: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto… Gesù, come si fa a pregare lì? Come fare quando mi sento schiacciato dalla vita, quando un peso mi grava sul cuore, quando sono sotto pressione e non ho più la forza di reagire? La tua risposta sta in una proposta: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Come pure l’incontro di Gesù con sua Madre o l’aiuto del Cireneo diventano motivo per riflettere sull’importanza di avere accanto Maria nella preghiera o di saper chiedere aiuto nei momenti del bisogno; la caduta di Gesù occasione per ricordare che Dio non si stanca mai di perdonare. Tutto nell’ottica di valorizzare la preghiera, nell’anno di preparazione al Giubileo che il Santo Padre ha voluto dedicare proprio a questo tema.

Via Crucis al Colosseo, 29 marzo 2024

Ma il Papa ha allargato l’orizzonte. Come durante l’ingiusto processo a Gesù furono tanti che «senza conoscerti e senza conoscere la verità» emisero «giudizi e condanne, gettando su di te infamia e disprezzo», ce ne sono tanti anche oggi ai quali «non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze». E ancora l’importanza delle donne: «Gesù, chi ti segue fino alla fine lungo la via della croce? Non i potenti, che ti aspettano sul Calvario, non gli spettatori che stanno lontano, ma le persone semplici, grandi ai tuoi occhi e piccole a quelli del mondo. Sono le donne, a cui hai dato speranza: non hanno voce ma si fanno sentire. Aiutaci a riconoscere la grandezza delle donne, loro che a Pasqua sono state fedeli e vicine a te, ma che ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze». Il Papa si è chiesto anche: «Di fronte alle tragedie del mondo il mio cuore è di ghiaccio o si scioglie? Come reagisco alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare?».

Francesco ha ricordato «i bimbi non nati e quelli abbandonati», i «tanti giovani, in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore» i «troppi anziani scartati», i «detenuti e chi è solo», i «popoli più sfruttati e dimenticati». Ha rivisto Gesù spogliato delle vesti «in chi è spogliato di dignità, nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell’indifferenza generale».

Poi di nuovo la preghiera rivolta a Maria: «Madre di pietà, viviamo un tempo spietato e abbiamo bisogno di compassione: tu, tenera e forte, ungici di mitezza: sciogli le resistenze del cuore e i nodi dell’anima», prima di concludere con quattordici invocazioni al nome di Gesù nelle quali, tra l’altro, il Papa ha affermato :«Questa preghiera di intercessione raggiunga le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del tuo nome; coloro che patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesanti». Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha impartito la benedizione conclusiva dopo che laici, sacerdoti e consacrati si sono alternati per portare la croce dal Colosseo al Palatino.

2 aprile 2024