Alla Festa dei Cresimandi la testimonianza di Simona Atzori

La ballerina e pittrice, senza braccia dalla nascita, ai ragazzi: «Dovete voler essere voi esattamente così come siete»

La ballerina e pittrice, senza braccia dalla nascita, ai ragazzi: «Dovete voler essere voi esattamente così come siete» 

Sembrava che la pioggia battente della mattina avesse rovinato il programma e invece è sotto un cielo terso e un sole caldo che oltre 500 ragazzi si sono radunati nel palazzo del Vicariato sabato pomeriggio, 20 maggio, per la XV edizione della Festa diocesana dei cresimandi. L’evento, organizzato e curato dall’Ufficio catechistico, ha visto gli adolescenti che si stanno preparando a ricevere il sacramento della Confermazione prima divertirsi con giochi e musica, poi mettersi in ascolto e in preghiera.

 È una domanda di senso quella che li ha provocati e portati a riflettere, un quesito che è anche il titolo di un libro della ballerina e pittrice Simona Atzori, ospite e testimone speciale della festa: “Che cosa ti manca per essere felice?”; sulle magliette verdi, donate come gadget, spiccava stampata a caratteri limpidi bianchi e così i cresimandi e i loro educatori l’hanno portata in giro per la piazza ma soprattutto a casa come monito per il proprio cammino di formazione. Quando l’artista senza braccia è salita sul palco sono bastati pochi passi di danza perché dal clima di sano spirito competitivo che aveva animato le gare tra le parrocchie con palleggi, equilibrismi e tiro alla fune, si passasse al silenzio rapito generato dalla bellezza e poi dalla curiosità per il racconto di una vita piena.

Seduta su un tavolo con le gambe
incrociate e i piedi scalzi che usa davvero come le sue mani, Simona Atzori, presentata da monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico, come «una di quelle persone che ti aiutano a capire un po’ di più e che ti ispirano», ha fin da subito ammonito i ragazzi a prendere coscienza della loro unicità e irripetibilità, definendoli bellissimi e speciali. «Dovete voler essere voi – ha detto – esattamente così come siete perché ognuno è prezioso e ha uno scopo da realizzare: dovete scoprire qual è mentre camminate» e di seguito ha raccontato di come lei abbia sempre sognato, fin da bambina, di dipingere e danzare e di quanto abbia dovuto lottare per dimostrare che il suo era un sogno legittimo e possibile: «può essere difficile, si cade e ci si fa male ma ci si rialza, o si viene aiutati a farlo».

Tante le domande per Atzori, i ragazzi hanno voluto sapere come ha potuto non mollare mai e non arrendersi data la sua menomazione fisica e lei sorridendo ha spiegato che ha imparato «a guardare sempre un po’ più in là della paura»; le hanno domandato se abbia mai desiderato avere le braccia e un no deciso e sereno è stato la sua risposta: «non saprei come usarle» ha chiosato. C’è stato anche un ragazzo che ha voluto abbracciarla e così l’artista lo ha fatto avvicinare e lo ha avvolto in un “aggambo”, stringendolo con gli arti inferiori. Con altrettanta spontaneità Atzori ha proposto a tutti i presenti di fare un selfie e ha afferrato il suo cellulare con i piedi mettendosi in posa tra i sorrisi dei ragazzi che poi le hanno chiesto altre foto e tanti autografi, davvero affascinati dalla sua testimonianza.

In conclusione, la preghiera meditata con padre Maurizio Botta, collaboratore del Servizio diocesano per il Catecumenato che ha parlato ai cresimandi di Leopardi e della noia per esprimere «quel senso di insoddisfazione che può fare percepire il cuore mai abbastanza pieno», cuore che «non puoi chiedere ad altri di riempire – ha spiegato – quanto meno non a qualcuno a caso ma solo a Dio: non accontentatevi di qualcosa di meno».

 

22 maggio 2017