Alla Caritas volontari per l’estate

Vengono da altre regioni e anche da Stati Uniti, Malta, Portogallo Le voci di ragazzi e sacerdoti. Irene, 17 anni: «Parlando con gli ospiti della mensa ho notato la forza di non arrendersi»

Vengono da Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Marche, Sicilia ma anche da Stati Uniti, Malta e Portogallo. Sono i volontari che a luglio e agosto, soprattutto, si riversano su Roma per offrire il loro tempo a servizio delle realtà della Caritas diocesana. Giovani di gruppi parrocchiali, associazioni di volontariato, ragazzi dai 16 ai 20 anni che per una settimana vivono una realtà diversa dalla loro. E sono ospitati nella foresteria Caritas: «Lo scopo è creare uno spazio per svolgere attività di volontariato, un servizio che fa parte del loro percorso come gruppo – spiega Gianni Pizzuti, responsabile dell’area volontariato Caritas – all’interno di una riflessione come gruppi giovanili parrocchiali, in cui l’esperienza del servizio diventa fondamentale».

I volontari si dividono tra le mense per i poveri, le case famiglia di Villa Glori, i centri di accoglienza, gli ostelli. Don Gabriele, parroco a Travesio, nella diocesi di Concordia–Pordenone, viene a Roma con i ragazzi delle cresime fin dal 2008. Offrono il loro tempo alla mensa Caritas “Giovanni Paolo II” di Colle Oppio dove, ogni giorno, sono offerti circa 500 pasti nell’ora del pranzo. «Mettersi al servizio degli altri, questo è lo scopo. Noi veniamo da zone dove tutti hanno un lavoro, dove non esistono situazioni di povertà estrema. Venendo qui, facciamo toccare con mano ai ragazzi cosa significa povertà ma anche cosa significa offrire aiuto e mettersi in gioco. Molti di loro – continua don Gabriele – pensano che il povero equivale al barbone. Rimangono stupiti quando si trovano di fronte a chi si presenta vestito in giacca e cravatta, a chi ha una casa ma non può permettersi da mangiare, a chi è scappato dalla guerra».

Tra i ragazzi e gli ospiti si crea un legame, si dialoga del più e del meno, ed è questa la parte migliore dell’esperienza. «Offrendo il loro aiuto a fare cose semplici, ricevono in cambio una grande soddisfazione – conclude don Gabriele – ed è per questo che molti decidono di tornare». Jenny ha 17 anni ed è alla prima esperienza: «Mi ha toccato molto. La realtà è completamente diversa dalla nostra. Vedere gente che chiede il pane, si mette in tasca il panino per dopo, ti ringrazia per un gesto così semplice. Si resta profondamente colpiti».

Anche Irene ha 17 anni e viene dal Veneto: «All’inizio sono rimasta spiazzata nel vedere persone che vivono per strada o hanno una casa ma non riescono ad andare avanti. Parlando con loro ho notato tanto amore e anche la forza di non arrendersi». La mensa Caritas non offre solo cibo: «Una volta era così – spiega Carlo Virtù, responsabile della mensa di Colle Oppio –; oggi, ogni persona che viene a fare un pasto qui è anche seguito in un percorso che lo aiuti a trovare la sua strada. La media dei nostri ospiti è tra i 40 e i 60 anni. Noi cerchiamo di “rimetterli in sella”: ogni mese sono ascoltati, incoraggiati ad andare avanti, aiutati nella ricerca del lavoro o di un corso professionale per imparare un mestiere. Ci sono anziani che con la pensione non riescono a vivere, ci sono separati, divorziati, non mancano i giovani. Sono tutte persone che non hanno una rete sociale, una famiglia, amici. Sono fondamentalmente soli. La mensa vuole essere il posto dove ci si incontra – prosegue –: i volontari non offrono solo aiuto ma li ascoltano, parlano con loro. Ed è proprio quello il momento dove i nostri ospiti non si sentono più soli. È lo stesso momento in cui i ragazzi, non li vedono più come poveri, ma come persone».

 

 

30 luglio 2018