Alla Camera dei deputati “L’Europa che accoglie”

Evento conclusivo per la campagna "Welcoming Europe", iniziativa popolare che ha raccolto 65mila firme. Zuccolini (Sant'Egidio): «Allargare il modello dei corridoi umanitari»

Sono 65mila le firme raccolte dalla campagna Welcoming Europe, l’iniziativa dei Cittadini europei lanciata nell’aprile 2018 e indirizzata alla Commissione Ue, a cui si chiede l’impegno per un’Europa più accogliente, cambiando alcune norme in materia di tutela dei diritti e migrazioni. Diecimila in più di quelle previste come quota minima per l’Italia: 37.700 le firme raccolta attraverso una piattaforma online; 27.500 su moduli cartacei nelle centinaia di banchetti organizzati in tutta Italia grazie ai tanti volontari impegnati in dieci mesi di campagna.  Tre gli obiettivi proposti dall’iniziativa, nella quale sono coinvolte oltre 140 organizzazioni: rafforzare i corridoi umanitari per i rifugiati, decriminalizzare gli atti di solidarietà, tutelare le vittime di abusi alle frontiere. Se ne è parlato questa mattina, 20 febbraio, nel corso dell’evento conclusivo, alla Camera dei deputati, dal titolo “Siamo noi l’Europa che accoglie”.

A farsi portavoce dell’esperienza dei corridoi umanitari, Roberto Zuccolini, della Comunità di Sant’Egidio. Un «simbolo di resistenza all’inumanità che ha un forte impatto culturale: così li ha definiti, raccontandone la carica «dirompente dal punto di vista del messaggio perché dimostra che un’alternativa umana è realizzabile». In tre anni, «da quando cioè i corridoi sono iniziati con l’impegno dei cattolici e delle Chiese protestanti – ha riferito -, sono entrate in Europa 2.363 persone e in Italia 1.943, di cui 1.446 dal Libano e 21 profughi arrivati da Lesbo per volere di Papa Francesco. Sono arrivate nel nostro Paese anche 497 persone dall’Etiopia – ha aggiunto -, grazie all’accordo con Caritas e Cei». Dall’Italia poi il modello dei corridoi umanitari «si è diffuso in Belgio, dove sono arrivate 150 persone, in Francia, dove sono entrati in 263, e in Andorra, dove sono stati accolti in 7» mentre sono in corso «trattative con Spagna e Portogallo». Cifre che indubbiamente, ha riconosciuto Zuccolini, «sono poco rispetto alla domanda ma dicono che la società civile può fare molto». Nello stesso tempo, per gli Stati dell’Unione sono cifre «scandalose», che dovrebbero imporre «un serio esame di coscienza». Allargare il modello dei corridoi dunque, è l’invito del portavoce della Comunità di Sant’Egidio, ma anche «riaprire gli ingressi regolari per lavoro, dal momento che in Italia ne abbiamo bisogno, ad esempio nel campo dell’assistenza».

Presente a Montecitorio anche Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), partner della Comunità di Sant’Egidio nell’iniziativa dei corridoi umanitari. Il «business dei trafficanti», ha affermato, si può contrastare con il progetto dei corridoi umanitari e «non, come qualcuno pensa,  prendendosela con le navi che portano soccorso in mare». Non ha senso, per Negro, «contrapporre l’esperienza dei corridoi umanitari, che rappresenta una buona prassi e una soluzione pulita, all’iniziativa di ricerca e soccorso in mare». Quindi ha ribadito il sostegno «alle ong come Open Arms e See watch». A tre anni dall’implementazione dei corridoi umanitari, grazie all’iniziativa congiunta delle Chiese cristiane, cattolica e protestante, «il sogno – ha confidato – è che si possano creare dei corridoi europei, anche dalla Libia».

20 febbraio 2019