Aleppo, i leader delle Chiese cristiane: «Basta! Siamo stanchi»

L’appello dei leader religiosi dopo gli intensi bombardamenti sulla città: «Basta essere un laboratorio per armi di una guerra devastante»

L’appello dei leader religiosi dopo gli intensi bombardamenti sulla città: «Basta essere un laboratorio per armi di una guerra devastante»

«Dal profondo della sofferenza e della grande facciamo appello, gridando, alle persone di retta coscienza, nel caso ci sia qualcuno disposto ad ascoltare: basta con la distruzione e la desolazione! Basta essere un laboratorio per armi di una guerra devastante!». È l’appello accorato che arriva dai capi delle confessioni cristiane di Aleppo, consegnato in un comunicato diffuso lunedì 13 aprile, dopo giornate di aspri bombardamenti sulla città che festeggiava la Pasqua, celebrata, secondo il calendario ortodosso, il 12 aprile.

Nella settimana della Passione e nei giorni di Pasqua, si legge nel testo, «la nostra città e il nostro popolo hanno sofferto un dolore intenso, una profonda angoscia e sconforto, la notte in cui sono stati presi di mira i quartieri civili della città con granate a razzo la cui capacità distruttiva non avevamo mai sentito e visto prima d’ora! Siamo andati e abbiamo visto e abbiamo pianto: corpi estratti dalle macerie, brandelli attaccati alle pareti e sangue mescolato al suolo della patria! Decine di martiri di ogni religione e confessione, feriti e mutilati, uomini e donne, anziani e bambini. Abbiamo ascoltato il pianto delle vedove e i lamenti dei bambini e abbiamo visto il panico sui volti della gente».

Quindi, la domanda: «Che cosa volete da noi? Ditecelo! Perché siamo stanchi! Volete che restiamo: feriti e umiliati, mutilati e privati di ogni dignità umana? Oppure che ce ne andiamo con la forza, e siamo distrutti manifestamente?». La richiesta di cui si fanno portavoce i leader della Chiese cristiane è quella di «vivere in pace, cittadini onesti insieme agli altri figli di questo Paese». E non per paura del martirio. «Noi rifiutiamo – è l’affermazione forte contenuta nel comunicato – che vi sia la “Aleppo dei martiri” ma vogliamo che resti la “Aleppo al-Shahbah” (“la grigia”, dal tipico colore dei suoi edifici), testimone della tenerezza, dell’amore e della pace, del perdono e del dialogo. Aleppo la città, il gioiello prezioso del nostro Paese, la Siria, con tutte le sue componenti e la sua diversità di civiltà, culturale, religiosa e confessionale. La misericordia ai nostri martiri, la guarigione ai nostri malati, la tranquillità nell’animo dei nostri figli e la sicurezza e la pace a tutti i nostri cittadini».

15 aprile 2015