Alcide De Gasperi: la vicinanza alla gente, scuola per la politica

In un incontro con la figlia primogenita Maria Romana, il ricordo dello statista fondatore della Democrazia Cristiana, di cui si è aperta nel 1993 la causa di canonizzazione. Ruzza: una vita in nome dell’azione sociale

Una vita politica caratterizzata dall’impegno per l’affermazione della giustizia sociale che non può essere disgiunta da quella di uomo saldo nei propri principi morali e spirituali: così Maria Romana De Gasperi, primogenita dello statista fondatore della Democrazia Cristiana, ha tratteggiato il profilo del padre ieri sera, 20 novembre, in occasione del primo appuntamento del ciclo di incontri organizzati dall’Istituto dei Santi Spirituali Esercizi presso Palazzo Ponziani, nel cuore di Trastevere. «Ho scritto di lui come padre, come politico, come difensore della libertà – ha spiegato De Gasperi – ma dietro ogni sfaccettatura c’erano la sua spiritualità e la sua fede: gli appunti a cui ho attinto ne sono intrisi».

Seguendo liberamente il filo dei ricordi, la figlia di Alcide De Gasperi ha condiviso scene di vita familiare come la Messa della domenica a San Pietro. «Mio padre sosteneva che quella basilica fosse espressione della gloria di Dio, ce lo ripeteva ogni volta», ha detto; ancora, l’insegnamento della storia dato mentre «si passeggiava per la città tra i resti dell’impero romano, simbolo della fatica e del sacrificio di un popolo»; quello di Dante con la Divina Commedia «letta e recitata spesso a casa» e, più di tutto, «l’invito a sapere e conoscere per poter poi agire pensando con la propria testa», in opposizione al regime fascista e all’omologazione del pensiero. Alcide De Gasperi pagò questo desiderio di libertà intellettuale con la prigionia, in seguito all’ascesa al potere del fascismo: «Fu il periodo più difficile della sua vita – ha affermato Maria Romana De Gasperi -, documentato da lettere scritte a pochi amici e soprattutto a mia madre e dalle quali emerge la dedizione alla persona, la religiosità condivisa con lei che è stata il suo “angelo custode”».

Del De Gasperi politico, la figlia ha evidenziato la vicinanza alle persone e la rivendicazione, per tutti, dei diritti primari: già quale giovane studente a Vienna e Insbruck, il futuro padre costituente aveva a cuore le condizioni dei lavoratori trentini, sudditi come lui dell’impero austroungarico. «Il popolo lo conosceva davvero – ha raccontato -. A Vienna mio padre era in fila con quelli che chiedevano la “minestra dei poveri”» e questa reale vicinanza alla gente «è stata per lui una scuola: ha illuminato la sua conoscenza politica». Come parlamentare italiano nel parlamento austriaco, «anche dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, pertanto in una posizione molto delicata – ha continuato la primogenita di De Gasperi -, si prodigò con coraggio e dedizione a sostegno della causa dei profughi trentini» internati in campi di concentramento austriaci, «denunciando le violenze che questi subivano».

Una vita spesa in nome dell’azione sociale, che «speriamo possa presto essere presentata come modello di santità», ha commentato monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare del settore Centro, intervenendo al dibattito in riferimento al processo di beatificazione aperto nel 1993. «De Gasperi è il simbolo di una tradizione e di una mentalità che oggi ci mancano e che auspichiamo di recuperare per il bene del nostro Paese», ha aggiunto il presule. Dello stesso parere Remo Roncati, autore del volume “Verso la giustizia sociale. Le ragioni di Alcide De Gasperi”: «Di fronte ad una classe politica lacunosa – ha detto – si prova una grande nostalgia per un politico colto e preparato, e, primariamente, per l’uomo che è stato».

21 novembre 2017