Al Vittoriano Mario Sironi

Esposte 90 opere, provenienti dai maggiori musei italiani, come la Gnam, e da collezioni private, nelle quali è ricostruito l’equilibrio, la grandezza e la tensione drammatica create dal pittore sardo

Nella ricorrenza dei 130 anni della nascita, il complesso del Vittoriano ricostruisce il percorso umano e artistico di Mario Sironi che, tra ombre e luci, volumi e atmosfere, è stato pittore, illustratore, architetto, scultore e grafico pubblicitario (la cui vastissima produzione non è né datata né firmata). Sullo sfondo, scorrono vicende storiche, alcune di esse dolorose, come l’esperienza delle due guerre, l’ascesa e la disfatta del fascismo, cui rimase fedele, pur con la consapevolezza che gli ideali ispiratori di natura socialista e sociale erano stati disattesi.

Adesione al fascismo sin dal ’19, che l’ha confinato in un isolamento culturale, quasi una sorta di damnatio memoriae; per farlo emergere dalla quale, pur con l’intento di restituire dignità all’artista, critici e studiosi pongono l’accento su possibili “fragilità” e assenze di compiacimento del regime nelle sue opere più celebrative. Opere nelle cui figure umane taluni intravedono, perfino, presagi di oscuri destini o si preoccupano di ricordare il giudizio di quanti, anche artisti coevi e familiari, l’hanno comunque considerato un anarchico o bolscevico.

Secondo una consuetudine del Vittoriano, la mostra si apre con un video introduttivo, che rileva lo stile personale di Sironi sin dagli esordi quando, accostandosi al simbolismo e futurismo, ha preferito forme e tecniche più rispondenti al suo temperamento. Attraversa 90 opere, provenienti dai maggiori musei italiani, come la Gnam, e da collezioni private, è ricostruito l’equilibrio, la grandezza e la tensione drammatica di Sironi. Tensione drammatica malinconica che dirompe nei paesaggi urbani (opere più note) di periferie desolate, spettrali, dai colori bruni e cinerei e di metropoli con ciminiere e officine dai volumi spogli e assenza di figure umane.

La pittura antiaccademica di quest’artista versatile, apprezzato da Picasso, è dunque ripercorsa dalla stagione simbolista e metafisica, agli anni ’20 (è tra i fondatori del Novecento italiano), dalla crisi espressionista all’avventura murale; per poi osservare la ripresa della pittura da cavalletto, fino alla rappresentazione finale del ciclo dell’Apocalissi, possibile testamento spirituale.

Il giudizio severo mosso all’artista dai suoi contemporanei di non raffigurare nelle sue opere campi coltivati, “pittoresco da giardino”, casette sul mare etc., ma di prediligere rocce deserte, figure cupe, umili, e paesaggi moderni svuotati d’umanità, costituisce, come già intuito da Sironi, la sua grandezza. Il percorso documenta anche la realizzazione di opere monumentali, le decorazioni di palazzi pubblici con affreschi, mosaici e vetrate, l’attività d’illustratore (tra gli anni ’30 e ’50 collabora con la FIAT) e un cospicuo carteggio con il mondo culturale del ‘900, di cui sono esempi Ada Negri e l’allora Cardinal Montini.

MARIO SIRONI 1885-1961 c/o il Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali). Fino all’8 febbraio 2015. Curatore: Elena Pontiggia. Catalogo: Skira € 39. Biglietto: € 12,00 intero; € 9,00 ridotto. Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 22.00; domenica 9.30 – 20.30 (La biglietteria chiude un’ora prima). Per informazioni: tel. 06/6780664; www.comunicareorganizzando.it. Prevendite tel.: 06 32810811

 

12 dicembre 2014