Al vertice Ue intesa sull’embargo al petrolio russo

La misura, parte del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina. Allargata la black list dell’Unione, che comprende anche il patriarca ortodosso Kirill, e messo a punto un nuovo pacchetto di «assistenza macrofinanziaria fino a 9 miliardi»

Raggiunto nella notte, al vertice del Consiglio europeo, l’accordo sull’embargo al petrolio russo. Al termine di una trattativa lunga e complessa, i leader dei 27 hanno stipulato un’intesa che prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all’Ue via mare mentre rinvia lo stop al greggio trasportato attraverso l’oleodotto Druzhba, che rifornisce l’Ungheria ma anche Germania e Polonia. Anche la Repubblica ceca ha ottenuto una deroga di 18 mesi. Per tutti gli altri Paesi il divieto entrerà in vigore entro la fine dell’anno. Agli sherpa il compito di analizzare quest’ultimo punto «il prima possibile», come recita il testo delle conclusioni.

Nelle parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, «il blocco permetterà di tagliare due terzi del petrolio importato dalla Russia»; la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen stima invece che «vieterà il 90% del greggio russo», considerando l’impegno di Germania e Polonia a fare a meno entro l’anno del petrolio di Mosca, compreso quello che arriva via oleodotto. E quindi l’unica deroga riguarderà l’Ungheria di Viktor Orban, che importa solo il 7% del totale europeo. Ma si tratta comunque di una deroga temporanea. Bruxelles, oltretutto, si impegna a introdurre «misure di emergenza» in caso di interruzione delle forniture da parte di Mosca. Budapest ma anche Praga e Bratislava hanno ottenuto per scritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino saranno aiutate dagli altri Paesi Ue.

L’accordo sull’embargo al petrolio è parte del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che sarà finalizzato dagli ambasciatori dei 27 Stati membri a Bruxelles. «Sono lieta che stasera i leader abbiano concordato in linea di principio sul sesto pacchetto di sanzioni – commenta su Twitter la presidente dell’esecutivo comunitario Von der Leyen -. Questo è un importante passo avanti. Abbiamo anche deciso di lavorare su un meccanismo per fornire all’Ucraina un nuovo pacchetto eccezionale di assistenza macrofinanziaria fino a 9 miliardi», prosegue. Non solo: tra le misure adottate c’è anche l’esclusione dal sistema Swift (Society for worldwide interbank financial telecommunication, il sistema che consente le transazioni interbancarie) della Sberbank, il principale istituto di credito russo, e l’inserimento nella blacklist di altre personalità, tra cui il patriarca ortodosso Kirill. «È essenziale che Putin non vinca questa guerra – le parole del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi -. Allo stesso tempo dobbiamo chiederci se può essere utile parlargli. Deve essere l’Ucraina a decidere che pace vuole».

Sul terreno, intanto, l’esercito russo è avanzato più in profondità nella città di Severodonetsk, nell’Ucraina orientale, dove si combatte strada per strada, informa il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk Sergiy Gaidai, citato dai media ucraini. E dopo il bombardamento di un veicolo di evacuazione vicino a Lysychansk, in cui un giornalista francese è rimasto ucciso e diverse persone sono rimaste ferite, l’evacuazione dalla regione di Lugansk è stata interrotta. Nelle parole di Leonid Pasechnik, capo dell’auto proclamata Repubblica popolare di Lugansk, citate dall’agenzia russa Tass, «un terzo della città di Severodonetsk è stato liberato ed è già sotto il nostro controllo». Combattimenti sono attualmente in corso nell’area urbana, conferma, e l’avanzata delle forze russe e filorusse procede più lentamente del previsto. «Ma preferiamo soprattutto preservare le infrastrutture della città. Il nostro obiettivo principale in questo momento è liberare Severodonetsk e Lisichansk», afferma.

La Russia annuncia anche di avere distrutto una postazione ucraina «dove i nazionalisti avevano posizionato artiglieria inviata dall’Italia». Notizia smentita da fonti della Difesa italiana. E riguardo alle armi inviate dall’estero, il presidente Usa Joe Biden nega che gli Stati Uniti invieranno a Kiev sistemi missilistici che possano raggiungere il territorio russo. Via mare, invece, dopo due mesi di blocco dovuto alla guerra, la prima nave cardo ha lasciato il porto di Mariupol con un carico di metallo, fanno sapere dal Distretto militare meridionale russo attraverso l’agenzia Tass. È stata la prima nave a entrare nel porto dopo la fine dei combattimenti a Mariupol. «Alcune delle navi, che si trovavano nel porto quando è iniziata l’operazione speciale, saranno trasferite nella giurisdizione della Dpr», l’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, filorussa. Lo ha comunicato il capo della Dpr Denis Pushilin, all’agenzia russa Interfax. «Le decisioni sono già state prese – ha aggiunto -. Queste navi saranno rinominate. In questo modo, la Repubblica popolare del Donetsk sarà in grado di formare una propria flotta commerciale».

In una fase attiva anche l’annessione di Mariupol da parte dei russi: il consigliere del sindaco legittimo della città ucraina occupata Petro Andryushchenko, citato da Ukrainska Pravda, riferisce che è stata avviata la procedura di accettazione dei documenti per ottenere i passaporti della Federazione. «Per avere i documenti, i residenti di Mariupol devono prima ottenere un certificato di registrazione a Donetsk, quindi presentare i documenti per un passaporto a Novoazovsk al cosiddetto servizio di migrazione. Dato lo stato della comunicazione con Donetsk, questo è problematico. Ma possiamo affermare che l’annessione di Mariupol da parte della Russia è passata alla fase successiva di attuazione», ha osservato.

L’ufficio del Procuratore generale ucraino nel frattempo fa la conta dei bambini vittime della guerra: 243 i piccoli rimasti uccisi i Ucraina dal giorno dell’invasione russa, il 24 febbraio; 446 i feriti. Il maggior numero delle vittime si registra nelle regioni di Donetsk, Kiev, Kharkiv e Chernihiv. I bombardamenti di città e villaggi ucraini da parte delle forze armate russe, aggiungono, hanno  anche danneggiato 1.909 istituzioni educative, 180 delle quali sono andate completamente distrutte. Non solo: dal Cremlino è arrivato un editto che obbliga gli orfani e i minori strappati ai loro genitori in Ucraina a un giuramento di adesione e fedeltà al regime che ha distrutto le loro famiglie, dando loro nuove madri e padri. Rendendoli, insomma, dei giovani russi.

31 maggio 2022