Al Quadraro un corso di italiano per stranieri promosso dalla Caritas

A ospitarlo, la parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio. Pensato per i genitori dei piccoli che già frequentano il doposcuola parrocchiale. Il vescovo Ambarus: «È riconoscere la dignità delle persone»

“I care” è il messaggio che campeggia su una parete della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani. Cioè “mi importa, mi sta a cuore”. Un motto che ben definisce anche lo spirito che anima il corso di italiano per stranieri promosso dalla Caritas della XX prefettura, inaugurato ieri pomeriggio, 8 gennaio, nella parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio, al Quadraro. Iniziativa che nasce dall’intento di preoccuparsi di chi, per motivi linguistici, affronta ogni giorno le difficoltà di una barriera che ostacola la piena partecipazione alla vita sociale. Un “I care” tradotto in azione concreta, un segno di attenzione verso chi, privo di una conoscenza adeguata della lingua, rischia di vivere emarginato e senza opportunità di integrazione.

Il corso, al quale si sono già iscritte trenta donne, per lo più di origine bengalese, è pensato per i genitori dei 40 bambini dell’Istituto comprensivo “Gigi Proietti” che già frequentano il doposcuola parrocchiale il lunedì e il mercoledì, dalle 17 alle 18.30, grazie alla disponibilità di 20 volontari, tra i quali insegnanti in pensione. «Offrire un corso di italiano è riconoscere la dignità delle persone – ha affermato il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per l’ambito della Diaconia della carità -. Quando una persona non riesce a esprimersi, a farsi comprendere, si sente in difetto, si vergogna».

Giovanissime, alcune con accanto i figli più piccoli nel passeggino, altre con i bambini in braccio e un quaderno, le mamme hanno preso posto nel salone dove faranno lezione con Giovanna e Angela. «Grazie per il coraggio avuto nell’iniziare il corso – ha aggiunto il presule -. Decidere di imparare l’italiano non è semplice, è una scelta interiore». Il linguaggio, ha osservato il vescovo, non è solo uno strumento per scambiare informazioni semplici, ma un mezzo potente «per esprimere le profondità dell’animo umano. Attraverso le parole diamo forma a sentimenti, speranze, desideri, condividendo con gli altri le nostre esperienze più intime».

Santa Maria del Buon Consiglio è una parrocchia storica di Roma e per il vescovo ausiliare del settore Est Paolo Ricciardi «è bello sapere che continua a essere luogo di accoglienza, di conoscenza, di fraternità, in cui nessuno si sente straniero. Siamo tutti fratelli e vogliamo esprimere la gioia di essere una sola famiglia». L’avvio del corso di italiano, così come il doposcuola per i bambini, è stato possibile solo grazie alla disponibilità di numerosi volontari. «Come avviene in altri contesti – ha osservato Ricciardi -, qui non c’è la distinzione tra chi insegna e chi impara. Anche i volontari imparano la cultura, la forza tra le difficoltà, i valori legati alle realtà di provenienza. Tutti insegnano in modi diversi e tutti imparano».

L’idea della scuola di italiano, ha spiegato il parroco di Santa Maria del Buon Consiglio don Daniele Natalizi, «è nata osservando le mamme che, anche nelle serate più fredde, si ritrovavano nel cortile parrocchiale ad aspettare i figli. Abbiamo pensato a un corso dedicato a loro, da svolgersi durante le ore in cui i bambini sono impegnati con i compiti». Per il presidente del VII municipio Francesco Laddaga, la «scuola di italiano è un’esperienza meritevole. Oltre a essere un’iniziativa che sottolinea l’importanza delle comunità parrocchiali, è un bellissimo segno di rispetto, di integrazione, di ascolto e di accoglienza di cui il municipio e Roma hanno estremamente bisogno».

All’inaugurazione del corso erano presenti anche don Claudio Falcioni, parroco di San Policarpo e prefetto della XX prefettura, padre Gaetano Saracino, parroco di San Giuseppe Cafasso, e alcuni insegnanti degli istituti comprensivi “Gigi Proietti” e “Via dell’Aeroporto”.

9 gennaio 2025