Al Palazzo della Cancelleria, porte aperte per i giornalisti

Apertura straordinaria, alla presenza del presidente Apsa Galatino e di Tornielli (dicastero Comunicazione). «Far conoscere questi luoghi significa amministrare bene»

Tesori poco conosciuti, meraviglia artistiche e architettoniche. Il Palazzo della Cancelleria, che sorge tra Campo de’ Fiori e corso Vittorio Emanuele II, nel cuore di Roma, questa mattina, 12 settembre, ha aperto le porte ai giornalisti. Costruito tra il 1486 ed il 1496, fu voluto dal cardinale Raffaele Riario, nipote di Sisto IV, su un primo nucleo architettonico risalente al IV secolo. Fu per secoli sede della Cancelleria Apostolica, prima di ospitare la Penitenzieria Apostolica, la Segnatura Apostolica e la Rota Romana. Oggi ospita anche, al piano terra, una mostra sulle grandi macchine di Leonardo Da Vinci: è l’unica zona aperta al pubblico.

Un’apertura straordinaria, quella di stamattina, «che pongo idealmente in linea con l’invito di Papa Francesco alla trasparenza, soprattutto nell’amministrazione» ha spiegato il vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, che ha accolto i giornalisti nella Sala Vasari insieme ad Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero per la Comunicazione. «L’invito di Sua Santità – ha proseguito Galantino – si traduce non solo nella pubblicazione dei bilanci, quindi nell’aspetto della quantità, ma è fondamentale anche nella qualità di ciò che la Santa Sede possiede. Far conoscere questi luoghi – ha spiegato – significa amministrare bene, perché chi amministra correttamente è anche colui che valorizza e distribuisce, non solo ricchezze materiali ma anche, appunto, cultura, storia, conoscenza».

Ad accompagnare i giornalisti tra le sale e i piani del Palazzo, l’architetto Maria Mari, Claudia Conforti, docente di Storia dell’architettura alla facoltà di Ingegneria di Tor Vergata e l’ingegnere Mauro Tomassini. «Stiamo parlando di un edificio grandioso, di 100 metri per ogni lato e uno sviluppo in altezza di 25 metri, su tre livelli – ha spiegato Mari -. Immaginiamo cosa doveva rappresentare nella Roma di fine ‘400 ingarbugliata di vicoli e strade strette. Fu di proposito pensato come una sorta di cittadella per cerimoniali e liturgia, oltre che come luogo di residenza. Dunque tutto appariva e appare tutt’ora con una forte carica simbolica».

Di una «colossale macchina di propaganda, di comunicazione» ha parlato Conforti, ricordando che «al tempo della costruzione si viveva soltanto da pochi decenni l’invenzione della stampa e dunque tutto era affidato alle immagini, ai dipinti, agli affreschi. I muri, i soffitti parlano». Attraverso il portone principale, aggiunto nel XVI secolo da Domenico Fontana, si giunge nel grande cortile rettangolare a tre ordini, di attribuzione bramantesca e poi nella Sala Vasari e nel resto del Palazzo. «Chi entrava riconosceva tutti i vari personaggi dipinti, non solo i cardinali più importanti – ha spiegato la docente – ma anche i cosiddetti personaggi minori, loro contemporanei». Le stanze, dunque, «avevano una forte valenza istituzionale e celebrativa delle imprese della Chiesa».

Quadri, affreschi, reperti. Addirittura un sepolcro di età romana, nei sotterranei. Nell’ipogeo dell’edificio, all’interno della mostra su Da Vinci è infatti contenuto il sepolcro di Aulo Irzio, luogotenente di Giulio Cesare morto in battaglia nel 43 a.C, completamente immerso nell’acqua del canale artificiale, ancora visibile: l’Euripus. «La sfida progettuale di chi ha pensato e costruito il Palazzo della Cancelleria è stata ardua», ha spiegato l’ingegnere Tomassini. Basti pensare che al suo interno sorge l’attuale basilica di San Lorenzo in Damaso, costruita a partire proprio dal ‘400, ma la prima e più antica basilica era già presente e risaliva al IV e V secolo, voluta proprio da Papa Damaso I, ed era una delle più importanti chiese paleocristiane di Roma. «La grande capacità progettuale per la nascita del Palazzo – ha evidenziato Tomassini – si può vedere nella capacità di inglobare, seppur con molte successive modifiche, la basilica ma anche nel pensare la stessa facciata». A fine Medioevo, infatti, i vicoli stretti e angusti «non avrebbero fatto pensare a prospetti esterni di grande levatura. Nonostante ciò, la lungimiranza del progetto portò alla maestosità che possiamo vedere oggi».

12 settembre 2023