Al museo di Roma: «La fabbrica dell’Utopia» di Piranesi

Nella settecentesca cornice di Palazzo Braschi oltre 200 opere grafiche dell’incisore, architetto e teorico dell’architettura veneziano

Nel 1740, tempo di apparente arretratezza culturale, un architetto veneziano di soli vent’anni, figlio di un tagliapietre e capomastro e nipote di Matteo Lucchesi, magistrato delle acque della Serenissima e amante dell’antico sui modelli di Andrea Palladio tratti da Vitruvio, si reca a Roma e instaura un dialogo personalissimo con le sue “ruine parlanti” fino a diventarne uno straordinario interprete. L’utopia vagheggiata da Piranesi è quella di restituire la grandiosità del passato alla città eterna, meta del Gran Tour di artisti, scrittori e intellettuali  europei, che visitavano il bel Paese, per poi soggiornare per anni in esso, affascinati dalle sue bellezze.

L’architetto, che amava leggere le pagine di storia romana di Tito Livio in lingua latina (grazie agli insegnamenti del fratello, frate domenicano), unirà in modo rivoluzionario le sue competenze tecniche, la conoscenza della storia e l’immaginazione, non mortificando l’architettura ad una teorizzazione astratta e teorica o, al contrario, ad una disciplina meramente pratica, bensì assegnandole una visione unitaria che non poteva non avere che in Roma la sua fabbrica.

Le sue incisioni sono ad un tempo perfette nell’osservare quasi fotograficamente la realtà, anche nei dettagli più minuti, e scenograficamente esasperate  nell’innestare elementi contemporanei in quelli del passato con angolazioni sempre nuove, che privilegiano scorci mai visti.

Il percorso espositivo, particolarmente apprezzabile da architetti e esperti in urbanistica più che dal visitatore comune che potrebbe ravvisare una certa monotonia data la ripetitività tematica, oltre alle grandi Vedute di Roma, i fantasiosi Capricci eseguiti ancora sotto l’influsso di Tiepolo, le visioni della serie delle Carceri, spazi labirintici ispirati alle segrete di Castel Sant’Angelo e il Carcer Mamertinum, include raccolte di antichità romane e marmi. Interessanti la prima pianta marmorea della Roma di Settimio Severo e la sala “immersiva” delle prigioni di Piranesi rese in versione tridimensionale dal laboratorio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Un percorso che, come ha affermato Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, sintetizza  l’abilità di Piranesi  nel realizzare «quell’intreccio magico in grado di avviluppare, in un unico immenso capriccio, archeologia, mito, invenzione e storia del suo tempo».

La fabbrica dell’Utopia c/o  Museo di Roma Palazzo Braschi, Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo, 10. Fino al 15 ottobre 2017. Curatori: Luigi Ficacci e Simonetta Tozzi.Catalogo De Luca Editori d’Arte. Orari: al martedì alla domenica dalle ore 10 – 19 (la biglietteria chiude alle 18), chiuso il lunedì. Biglietto: “solo mostra”: intero € 9; ridotto € 7; Speciale Scuola € 4 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni);  Speciale Famiglia: € 22 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni). Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per non residenti a Roma):  intero € 15;  ridotto: € 11; Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per residenti a Roma):intero € 14;  ridotto € 10. Informazioni: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00).

 

15 settembre 2017