Al Gemelli un ambulatorio contro la dipendenza da cannabis

Il coordinatore Federico Tonioni: «Necessario lavorare sul confine tra normalità e patologia. Prima del principio attivo, è lo scopo a essere “pesante”»

Il coordinatore Federico Tonioni: «Necessario lavorare sul confine tra normalità e patologia. Prima del principio attivo, è lo scopo che ci si propone a essere “pesante”»

Giovani e adulti per i quali il consumo di cannabis rappresenta un problema fuori controllo. È dedicato a loro l’ambulatorio che apre presso il policlinico universitario Agostino Gemelli, inserito nell’attività clinica del Day hospital di Psichiatria e farmacodipendenze. A coordinarlo, Federico Tonioni, già coordinatore degli ambulatori per dipendenza da internet e cyberbullismo, afferenti allo stesso Day hospital, che spiega i rischi legati a quel confine sottile tra normalità e patologia su cui, «soprattutto in adolescenza», si colloca la cannabis. «È necessario lavorare su questo confine – osserva – per mettere meglio in luce gli elementi predittivi e i segnali precoci di una tossicodipendenza, che può strutturarsi definitivamente in età adulta».

La conferma arriva dai “numeri” del World Drug Report delle Nazioni Unite: la cannabis è la droga più utilizzata in Italia, sperimentata dal 14,6% della popolazione tra i 15 e i 64 anni. Una percentuale destinata a salire quando si parla di adolescenti, fra i quali, secondo la relazione annuale 2013 e del primo semestre 2014 del Dipartimento politiche antidroga, ha una prevalenza che si attesta al di sopra del 20%, registrando un incremento di 1,9 punti percentuale nei primi sei mesi del 2014. In questa fascia d’età, spiega Tonioni, «l’uso intenso e costante della cannabis indica un disagio preesistente più profondo e possibili conseguenze che vanno dal ritiro sociale a sintomi depressivi e spunti psicotici, oltre a una diminuzione della capacità di concentrazione che può incidere sulle performance scolastiche. Intervenire tempestivamente significa prevenire la realizzazione di questi rischi».

Non è privo di conseguenze neanche l’uso saltuario o «ricreativo» della cannabis. In questo caso, continua il responsabile del nuovo ambulatorio, «i rischi sono correlati all’assunzione concomitante di altre sostanze, e quindi alla perdita dello stato di orientamento e di vigilanza, con maggiore probabilità di provocare incidenti e attivare comportamenti impulsivi». Soprattutto se la cannabis si mischia «ad alcool e anfetamine».

Per Tonioni c’è da considerare anzitutto che «hashish e maryuana non sono percepite dai ragazzi come stupefacenti e quindi sembrano farne un uso sempre più leggero». Certamente «le droghe leggere restano diverse da quelle pesanti, perché non provocano una dipendenza fisica manifesta e perché, soprattutto tra gli adolescenti, sanciscono spesso più un rito di passaggio che una vera e propria condizione patologica», nonostante il loro principio attivo sia aumentato, intensificando gli effetti e probabilmente anche le conseguenze a lungo termine. Lo spinello “pesante”, avverte, esiste in parallelo alla possibilità che un giovane ne faccia un uso intenso e costante, rinunciando a pensare ed entrando sempre meno in relazione con gli altri. «Sono questi i casi in cui il passaggio a sostanze chimicamente più potenti – conclude Tonioni – diventa quasi un’evoluzione inevitabile ed evidenzia come sia l’uso, o meglio, lo scopo che ci si propone a essere “pesante”, prima ancora della potenza del principio attivo».

Quello attivato dal Gemelli è il primo ambulatorio specifico per la dipendenza da cannabis, che si affianca al lavoro svolto sul territorio dai dipartimenti di Salute mentale correlati ai Ser.T. Colloqui individuali, riabilitazione di gruppo e, quando necessario, anche supporto farmacologico. Questi gli strumenti con i quali si costruiscono le terapie proposte. Per accedere è necessario prenotare una visita, telefonando dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14 al numero 06.30154122.

17 marzo 2015