Al Gemelli “Tenerezza e misericordia” in un mosaico di padre Rupnik

Inaugurata l’opera, nell’area di Radioterapia. Il vescovo Claudio Giuliodori: «Nesso profondo tra spiritualità e servizio»

Inaugurata l’opera, nell’area di Radioterapia. Il vescovo Giuliodori: «Il Bambino che asciuga una lacrima alla Madonna dice il nesso profondo tra spiritualità e servizio»

C’è un corridoio al policlinico Agostino Gemelli dove ogni giorno i malati di cancro e le loro famiglie passano tra la sala d’attesa e l’ambulatorio. Adesso, su una parete in fondo a quei pochi metri, si staglia un grande mosaico raffigurante la Madonna che tiene in braccio il Bambino, opera di padre Marko Ivan Rupnik, autore del simbolo del Giubileo della Misericordia. «In un reparto oncologico ci sono molti luoghi ricchi di significato per un paziente – spiega il direttore dell’Area di Radioterapia Vincenzo Valentini – ma un luogo in cui il paziente attende per ricevere la visita del medico ha un significato particolare. Attraverso questo corridoio si accede agli ambulatori, dove i medici vedono e valutano la situazione di malattia del paziente. Quel luogo è carico di tutte quelle emozioni prima della visita e dopo, quando si può essere felici e rassicurati, oppure molto tristi e pieni di amarezza, per questo abbiamo chiesto a padre Rupnik di rappresentare lì un’immagine di tenerezza». Così il medico, insieme all’autore e al vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, ha presentato ufficialmente ieri, lunedì 24 ottobre, l’opera sacra realizzata all’interno del policlinico.

Nel mosaico il bambino solleva la testa verso l’orecchio della madre e le asciuga una lacrima, guardando verso il cielo, pieno di tessere dorate. Per padre Rupnik nel buio c’è sempre la luce: «Il nero assorbe i colori ma li restituisce, restituisce luce; l’ho scoperto osservando gli occhi delle persone, che assorbono la luce ma brillano a loro volta». Nell’immagine di Gesù che si avvicina, ha spiegato, c’è il senso della preghiera che vince la solitudine: «Vedere se stesso inseme all’altro – ha aggiunto l’artista tenendo per l’occasione una meditazione intitolata “Tenerezza e misercordia” – mi permette di non deprimermi, per non incattivirmi».

Dopo la benedizione dell’opera, monsignor Giuliodori ha spiegato: «Il gesto del bambino che asciuga una lacrima alla Madonna è un nesso profondo tra spiritualità e servizio, come voleva padre Agostino Gemelli: essere persone che si prendono cura dei malati sotto ogni aspetto», oltre la fede. «Evoca situazioni esistenziali che superano l’adesione di fede ma interpellano dal punto di vista dell’esperienza. Io credo che ogni persona malata di fronte a questa immagine un moto lo provi».

«Chi passa di là voglio che senta cosa il figlio dice alla madre – ha detto padre Rupnik -. Quante mamme passano di lì? Ci sono certe parole che si sentono ma non si pronunciano». La domanda è spontanea: «Cosa gli sussurra?»; la risposta riguarda tutti: «Tutto passa, solo l’amore rimane». Nella malattia, ha spegato Rupnik, si sperimenta la fragilità della vita umana e si sente il vuoto: «Uno prega e non succede niente, perché Cristo dice di pregare senza stancarsi? Nel testo greco si capisce meglio: non senza stancarsi ma senza scoraggiarsi, per non perdersi d’animo. Bisogna pregare perché se non preghi ti perdi d’animo e la situazione rischia di farci diventare cattivi». La sofferenza legata al cancro ha attraversato anche la sua vita: «Penso che il dolore ha un significato più grande di quello che si pensa quando si comincia a provarlo – ha commentato in un video da lui stesso introdotto -. Mia sorella che è morta per un tumore mi diceva spesso: “Vedi Marko, immagina un letto di fiume, dentro ci sono le pietre, se cammini si sentono, se c’è il fango non senti niente. Il dolore è come queste pietre: così riesco a sentire la vita che scorre dentro di me”».

25 ottobre 2016