Sono circa 40mila i nuovi casi che si registrano ogni anno in Italia: un’incidenza quasi sovrapponibile a quella del tumore al seno. Cresce la diffusione del linfedema, una patologia che provoca il rigonfiamento degli arti a causa di una mancanza del drenaggio della linfa sotto la pelle, provocando anche dolore e difficoltà a vestirsi e muoversi liberamente. Se ne parla questo pomeriggio, martedì 6 marzo, a partire dalle 16 al Policlinico Gemelli. L’occasione è la Giornata mondiale sul linfedema, il LymphADay, promosso in Italia dalla Beautiful after breast cancer onlus (Babc).

Spazio dunque agli specialisti, che faranno il punto sulle nuove opzioni di trattamento che affiancano oggi la fisioterapia, una volta unica opzione per i malati che però vi si devono sottoporre a vita; associata invece a recenti tecniche di “super-microchirurgia” permette la riduzione del gonfiore e del dolore conseguenti la patologia fino al 70%. Alcuni pazienti poi presenteranno le loro testimonianze. «Si tratta di una patologia cronica, progressiva e debilitante, causata dall’accumulo di linfa sotto la pelle degli arti superiori o inferiori – spiega Marzia Salgarello, responsabile del Centro per la terapia chirurgica del linfedema della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma e presidente di Babc -. A causa della mancanza di drenaggio della linfa mani, braccia o gambe diventano progressivamente più gonfi provocando dolore e disagio. Il fenomeno interessa dal 20 al 40% di chi si è sottoposto a cure oncologiche, in particolare chi è stato operato di tumori al seno, ginecologici, urologici e melanoma e ha subito l’asportazione dei linfonodi, ghiandole strategiche per il drenaggio della linfa».

La malattia infatti può insorgere in chi soffre di alterazioni del sistema linfatico ma i casi aumentano soprattutto perché interessa dal 20% al 40% dei pazienti sottoposti a terapie oncologiche in cui si rende necessario intervenire con lo svuotamento dei linfonodi ascellari, inguinali e pelvici, come per il tumore della mammella, tumori ginecologici, urologici e melanomi. Eppure del linfedema si parla ancora molto poco perfino con chi deve sottoporsi a cure oncologiche. Invece, rimarca Salgarello, «affrontare questa patologia il prima possibile fa la differenza. Una volta che l’arto è gonfio e la patologia stabile con modificazioni patologiche dei tessuti, diventa più difficile da trattare sia con la super-microchirurgia che con la fisioterapia».

6 marzo 2018