Al Gemelli il primo centro per bambini vittime del web

I più giovani trascorrono troppo tempo su dispositivi elettronici: in media 7 ore sulle 3 consigliate. Per loro problemi psicologici e fisici

I più giovani trascorrono troppo tempo su dispositivi elettronici: in media 7 ore sulle 3 consigliate. Per loro problemi psicologici e fisici 

È stato presentato questa mattina, lunedì 18 gennaio, il nuovo “Centro pediatrico interdipartimentale per la Psicopatologia da web” nato dalla collaborazione tra il policlinico Gemelli e la facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma. L’obiettivo del Centro sarà quello di aiutare giovani e giovanissimi spesso preda di un uso eccessivo e scorretto delle nuove tecnologie (smatphone, pc e tablet) con conseguenti rischi sul fronte dello sviluppo cognitivo, della salute psichica, ma anche del comportamento di fisico (problemi ortopedici e di vista).

«Il Centro, il primo in Italia che integra discipline diverse nello stesso percorso clinico, nasce dalla collaborazione tra l’area Neuroscienze e l’area Pediatrica del policlinico, per la presa incarico di un numero crescente di patologie legate alla grande diffusione di internet e delle applicazioni digitali», ha spiegato il professor Federico Tonioni, responsabile dell’Istituto di Psichiatria dell’università. Per i bambini e gli adolescenti «un uso disfunzionale del tempo passato online può innescare distorsioni nei processi di costruzione dell’identità e dell’immagine personale correlate a nuovi fenomeni dissociativi, portando alla dipendenza patologica e a segnali crescenti di ritiro sociale. Allo stesso modo – rileva Tonioni – le trasformazioni neurocognitive, conseguenti a un modo diverso di interagire con la realtà aprono dinamiche nuove nella clinica e nella riabilitazione dei disturbi dell’apprendimento e di quelli legati all’area neurologica».

La pediatria, ha affermato il professor Pietro Ferrara, dell’Istituto pediatrico del nosocomio, «sta cambiando radicalmente e deve sempre più occuparsi di problematiche una volta sconosciute, ma che sempre più hanno risvolti sociali e comportamentali. In particolare la volontaria reclusione di bambini e adolescenti di oggi che, come avverte l’Accademia americana di pediatria, trascorrono in media circa 7 ore al giorno davanti a TV, computer, cellulari e altri dispositivi elettronici, a dispetto delle 2-3 ore giornaliere consigliate. Dati simili sono emersi anche in Italia da recenti indagini sulle abitudini di bambini e adolescenti. La facile accessibilità, il superamento dei normali vincoli spazio-temporali e l’anonimato tipici del mondo digitale rappresentano infatti un’alternativa allettante alla realtà, offrendo esperienze sensoriali e relazionali nuove».

 

18 gennaio 2016