Al Gemelli il nuovo centro di Ginecologia oncologica

Nel Giornata mondiale di sensibilizzazione sul tumore ovarico anche un convegno internazionale. Lo scorso anno più di 8mila casi trattati

Nel Giornata mondiale di sensibilizzazione sul tumore ovarico anche un convegno internazionale. Lo scorso anno più di 8mila casi trattati

Neoplasia ginecologica a peggior prognosi nel mondo occidentale – con una sopravvivenza, a 5 anni dalla comparsa, di appena il 40% – in Italia vengono diagnosticati circa 4800 nuovi casi di tumore ovarico ogni anno, corrispondenti al 30% dei tumori ginecologici. Sono questi alcuni dei numeri raccontati oggi, 8 maggio, al Policlinico Gemelli di Roma nell’ambito del convegno scientifico “Ovarian cancer Day: toward individualized treatment” promosso nella Giornata mondiale di aggiornamento, sensibilizzazione e informazione sul tumore ovarico. Con l’occasione è stato inaugurato anche un Centro (formato dal Day Hospital e da nuovi ambulatori) dedicato alla cura delle pazienti affette da tumori ginecologici, comprese le neoplasie senologiche.

I dati rivelano quanto il carcinoma ovarico sia ancora poco conosciuto nelle ragioni della sua insorgenza, quanto sia ancor meno noto alle donne – che, secondo un sondaggio dell’osservatorio Onda, lo confondono con il tumore dell’utero – e, soprattutto, di cui si sente parlare poco. Un mix di responsabilità condivise che porta a sgranare storie di mancata prevenzione e, a monte, di mancata informazione. Asintomatico, il tumore – che ha origine dal tessuto di rivestimento della superficie dell’ovaio o della tuba per poi potenzialmente diffondersi nella cavità addominale ed attecchire direttamente sugli altri organi addominali, oppure diffondersi in altre parti del corpo attraverso il flusso sanguigno e i linfonodi – è per questo particolarmente insidioso per le donne nella fascia d’età tra i 50 e i 69 anni, rappresentando la quinta causa di morte per neoplasia, dopo quella della mammella, del polmone, del colon-retto e del pancreas.

E sebbene «negli ultimi anni si è assistito ad un lento ma progressivo aumento della sopravvivenza delle pazienti con stadi avanzati della malattia, soprattutto grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche e all’introduzione di farmaci biologici nel trattamento, la gestione ottimale delle pazienti affette da carcinoma ovarico, rimane tuttavia un dibattito ancora aperto», spiega Giovanni Scambia, direttore del Dipartimento per la Tutela della salute della donna, della vita nascente, del bambino e dell’adolescente del Policlinico Gemelli. Il confronto, nello specifico, verte sulle nuove conoscenze nel campo della biologia molecolare, sulle innovazioni chirurgiche e sulle nuove terapie biologiche, che consentono sempre più un trattamento personalizzato e, per questo, più efficace.

Particolarmente attivo sul fronte della ricerca e della lotta al carcinoma ovarico, già solo nello scorso anno l’ospedale romano ha offerto circa 8500 prestazioni per le donne affette da tumori ginecologici. Oggi si fa forte dell’apertura di un Day Hospital ancora più innovativo, disponendo di un ricovero diurno per la chemioterapia, di una sala per l’esecuzione di paracentesi, toracentesi, trasfusioni, terapie di supporto e osservazione dei pazienti, di sale per le ecografie e i prelievi, di un’aula didattica multimediale, oltre a prevedere il follow up delle pazienti che hanno concluso le cure, l’ambulatorio per la familiarità dei tumori ginecologici e uno spazio dedicato ai protocolli clinici sperimentali, grazie ai quali le pazienti potranno usufruire di nuovi farmaci non altrimenti disponibili in commercio. La struttura, che copre un’area di 800 metri quadrati, è stata realizzata grazie alla onlus “Oppo e le sue stanze” che ha donato strumentazioni e macchinari per un valore di 104mila euro: «Il fine – spiega Resi Madìa, presidente dell’associazione e madre di Adolfo, per tutti “Oppo”, scomparso a 24 anni – è armare le mani nude dei medici con strumenti moderni ed affilati, perché possano combattere ad armi pari contro la malattia».
8 maggio 2015