Ain Karim, «antenna di umanità che prima dona e poi riceve»

La visita del cardinale Vallini alla casa famiglia nata dalla comunità di San Romano. Il parroco don Marco Fibbi: «Qui si vive e si respira il Vangelo»

La visita del cardinale Vallini alla casa famiglia nata dalla comunità di San Romano. Il parroco don Marco Fibbi: «Qui si vive e si respira il Vangelo»

Giocattoli sul pavimento. E bambini che giocano. Per loro, ieri, lunedì 16 marzo, è stato un pomeriggio insolito per la visita del cardinale vicario Agostino Vallini. Ad accogliere il porporato, un bambino che lo ha introdotto in quella che considera la sua abitazione, Ain Karim. Una casa famiglia nel quartiere tiburtino che da vent’anni offre calore e un sorriso a donne vittime di violenza, povertà e sfruttamento. Lì hanno trovato un futuro circa 600 donne provenienti da tutto il mondo e 1000 bambini. «Queste donne – ha detto il cardinale vicario dopo aver ascoltato le loro storie – sono eroiche perchè hanno accolto la vita, nonostante le loro condizioni. È un modello da esportare sul piano della testimonianza. Raccontano la forza dell’amore materno. La loro vita è una luce, e queste case sono antenne di un’umanità che prima dona e poi riceve».

Accanto al cardinale Francesca, una donna peruviana, arrivata in Italia da più di vent’anni. «Vivevamo in estrema povertà – racconta -, non avevamo neanche le scarpe. Mia madre decise, così, di darci un futuro migliore. E nonostante fosse malata, con i miei fratelli, ci ha portati in Italia. Dopo poco che eravamo nel vostro paese – dice con un filo di voce – mia madre è morta. E noi figli siamo finiti ognuno, in un istituto diverso». Poi, anche Francesca è diventata mamma. Si è trovata senza documenti e senza lavoro. In quel momento sul suo cammino ha incontrato Ain Karim. «Mi hanno aiutato e sostenuto – racconta -: ho potuto crescere i miei figli e ora ho un lavoro».

«Questa è una sinfonia dell’amore – ha detto il cardinale vicario introducendo un momento di preghiera – che si manifesta anche attraverso le tante note stonate che fanno parte della vita. Facciamo sì che l’esempio d’amore che si vive in questa casa esca dalle mura, vada per le strade e diventi la testimonianza del Vangelo». Ain karim è un’avventura nata quando la parrocchia di San Romano è ancora in un garage. Poi sul ponte della stazione Tiburtina muore un clochard e l’episodio interroga la comunità. Nasce così un servizio mensa per dare i pasti. «In quella realtà – ricorda il vescovo ausiliare per il settore est Giuseppe Marciante, all’epoca parroco di San Romano – emerge che tra i poveri c’è una realtà molto fragile: le mamme con i bambini».

Dopo questo episodio si avverte l’esigenza di dare una risposta alle situazioni di disagio. E la risposta arriva con il coraggio di Paola Lamartina, che offre un tetto alle donne in difficoltà. Con lei Gabriella Villino. Donne al servizio di altre donne. «È nata un’esperienza – ricorda monsignor Marciante – che ha riempito di gioia i volontari. Una gioia che ha reso concreta la bellezza del dono. Se sappiamo vedere e riconoscere l’altro, allora la nostra vita ha un senso. Mi piace riassumere così: se tu ci sei, io sono, esisto». E, per queste donne, inizia una vita che riprende i propri passi a partire dai piccoli gesti. Gabriella Villino, vicepresidente dell’associazione, mostra un teiera in porcellana: «Questo era un mio regalo di nozze. Oggi allieta i momenti di festa della casa».

«Ancora persistono molti pregiudizi verso queste realtà – dice don Marco Fibbi, attuale parroco di San Romano -. Si fa fatica a far emergere il vero volto di queste comunità. Qui si vive e si respira il Vangelo». Ain Karim offre un sostegno alle donne che si svolge in tre fasi: accoglienza, formazione e autonomia. Da questo volto internazionale nasce una cooperativa sociale, En Kanà, che valorizza le competenze delle donne che accoglie, offrendo servizi per la pulizia e la ristorazione dal sapore multietnico. Un esempio: il negozio Mescolando a via Torino, che propone ricette da tutti i continenti, come racconta Marina Romei, che da anni offre il suo lavoro alla casa famiglia e ha una bambina in affidamento. Molte le educatrici come Iwona Langa, polacca, arrivata ad Ain Karim per aiutare una sua amica che aveva avuto una bambina. «Le spese erano così alte, che il mio lavoro non bastava più. Per un periodo abbiamo vissuto per strada. Ho subito anche un’aggressione. Poi abbiamo bussato a questa porta. E la mia vita è cambiata». E, intanto, giungono delle note. È una giovane ospite che suona al pianoforte. Prima di cena si esercita: per lei la musica è una grande compagna di viaggio.

17 marzo 2015