Aids, dal Bambino Gesù un test rapido sulla carica virale residua nei bambini

Più semplice, rapido ed economico rispetto a quelli già esistenti, potrà aiutare soprattutto i Paesi più poveri in cui la malattia è ancora fortemente presente

Dagli esperti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù arriva un nuovo test per valutare la carica virale residua nei bambini affetti da Hiv. Più semplice, rapido ed economico rispetto a quelli già esistenti, potrà aiutare soprattutto i Paesi più poveri in cui la malattia è ancora fortemente presente. Lo studio sulla sua efficacia è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet. «Misurare il residuo virale nelle cellule dei pazienti sottoposti a terapia antivirale è fondamentale per valutare l’efficacia del trattamento ricevuto e la possibilità di inserire questi bambini in nuove sperimentazioni finalizzate all’eliminazione totale del virus – spiegano dall’ospedale -. Finché non ci si riuscirà, con l’aiuto di nuove terapie, nessun paziente potrà considerarsi guarito».

L’uso di questi test nei Paesi in via di sviluppo, dove si concentra la maggior parte di casi pediatrici (un milione e mezzo su un totale di quasi due milioni), è stato finora minimo per i costi, la quantità di sangue che queste analisi richiedono, i passaggi di laboratorio per isolare le componenti ematiche, lavorarle e analizzare i risultati con complessi software bio-informatici. Il nuovo test ideato dall’equipe di Immunoinfettivologia del Dipartimento pediatrico universitario ospedaliero del Bambino Gesù è praticamente istantaneo: facile da usare ed economico, può essere effettuato ovunque. Consiste in una piccola striscia (o stick) di plastica rigida, su cui sono apposte determinate sostanze di reazione, come quelle comunemente usate per il monitoraggio domestico, ad esempio, della glicemia. La striscia è numerata da 0 a 10, dove zero rappresenta la minima carica virale residua e 10 quella massima.

«Questa nuova strategia di screening – spiega il dottor Paolo Palma, responsabile dell’Unità di ricerca in infezioni congenite e perinatali del Bambino Gesù – rappresenta un’importante innovazione per definire quali bambini arruolare in protocolli per la cura dell’Hiv-1 come, per esempio, il vaccino terapeutico pediatrico messo a punto dal Bambino Gesù in collaborazione col Karolinska Instituet di Stoccolma. I risultati permettono infatti di ricostruire la storia clinica dei singoli pazienti che spesso, nei Paesi in via di sviluppo o molto poveri, non posseggono una vera e propria cartella clinica».

12 maggio 2020