Ai Musei Vaticani torna a splendere la “Macchina delle Quarantore”

Ritrovata nella loggia del Palazzo Lateranense, è la protagonista della mostra “Un’infinità di lumi”, inaugurata dalla direttrice Jatta e dalla curatrice Rodolfo

Torna a splendere la “Macchina delle Quarantore”, apparato ligneo dorato e intagliato recentemente restaurato e ora in mostra nella sala XVII della Pinacoteca vaticana. Un gioiello del barocco allestito nell’ambito della serie “Museums at Work”, avviata sette anni fa. L’esposizione, dal titolo “Un’infinità di lumi”, è stata inaugurata ieri sera, 20 marzo, da Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, e da Alessandra Rodolfo, curatrice del reparto Arte dei secoli XVII-XVIII e curatrice della mostra. La Macchina è stata ritrovata nella loggia del Palazzo Lateranense – per un periodo esposta nello scalone monumentale – e trasportata nel laboratorio restauro dipinti e materiali lignei dei Musei, dove si è lavorato per circa un anno con il supporto di indagini diagnostiche condotte dal gabinetto di ricerche scientifiche applicate ai beni culturali.

Esempio di arte effimera barocca, la Macchina delle Quarantore, di origine medievale, era una pratica basata sull’esposizione del Santissimo Sacramento per un giorno e mezzo. Era un’opera d’arte complessa, che univa architettura, scultura, pittura, musica e illuminazione per creare un’esperienza sensoriale coinvolgente per i fedeli. La Macchina era molto utilizzata a Roma, veniva montata la sera del Giovedì Santo o la prima domenica di Avvento con l’inizio di un ciclo di adorazione eucaristica che, a partire dalla Cappella Paolina, coinvolgeva tutte le chiese di Roma seguendo un preciso ordine di rotazione.

La mostra, inserita all’interno del percorso espositivo dei Musei Vaticani, «è l’espressione dell’attività di ricerca, valorizzazione, restauro, conservazione e condivisione – ha detto Jatta durante la conferenza stampa -. Abbiamo fatto energicamente pressione sul laboratorio perché finisse in tempo per l’inizio della Settimana Santa perché è legata al periodo quaresimale. È concepita per essere emanatrice di luce della resurrezione». Dopo la mostra la Macchina potrebbe trovare una collocazione definitiva nei Musei. «Non vogliamo rimetterla in deposito – ha rimarcato Jatta – ma renderla parte di un percorso di visita». “Un’infinità di lumi” è la 20ª mostra nell’ambito della rassegna “Museum at work” lanciata per «raccontare quello che accade dietro le quinte dei Musei», ha ricordato.

L’apparato restaurato «non nasce come Macchina delle Quarantore – ha spiegato Rodolfo -, forse era una edicola processionale per la Mater Consolationis. Non sappiamo come e quando è arrivata in Vaticano ma da una tradizione orale sappiamo che veniva usata nella Cappella Paolina. Sicuramente è stata usata a Sant’Apollinare dove rimase dal 1984 al 1991». La curatrice della mostra ha ricordato che la pratica della Macchina è nata a Roma a metà del 1500 grazie a san Filippo Neri, che l’aveva importata da Milano. «Divenne uno dei riti sacri più importanti – ha aggiunto Rodolfo -​. Si distinguono due tipi di “Quarantore” a Roma: una è quella praticata dai Gesuiti per contrastare il carnevale​ e le feste profane o allestita in eventi straordinari come i Giubilei. Poi c’è quella dei Cappuccini, più ascetica e penitenziale, di origine medioevale. Con la Macchina si voleva inoltre sottolineare la presenza del Corpo di Cristo nell’ostia e quindi contrastare le tesi luterane. Dalla Controriforma in poi, è un rito che cresce moltissimo e raggiunge il suo apice nel barocco. Quella che in Settimana Santa si allestiva nella Cappella Paolina, al Palazzo Apostolico, richiamava un pubblico di fedeli sterminato. La Cappella diventava il luogo santo per eccellenza, per i pellegrini che non si potevano permettere di andare in Terra Santa era una sorta di altra Gerusalemme dove poter visitare il Sepolcro di Cristo».

Per Stefano Tombesi, del Laboratorio restauro dipinti e materiali lignei, è «stato il restauro più bello» al quale ha lavorato, ha componenti di «grande finitura». Una volta montata la Macchina, gli addetti ai lavori, in totale sicurezza, hanno acceso le candele assistendo a uno spettacolo che «toglie il fiato».

21 marzo 2024