Agricoltura sociale, risorsa per l’autismo

L’esperienza di una cooperativa impegnata nell’inclusione lavorativa. Marina, tra i soci fondatori: «Progetto pilota esportabile. Sdoganare l’assistenza passiva». Il progetto di un’area camper e camping

La terra come risorsa centrale di un percorso di cura. È la scommessa di alcune famiglie con figli affetti da autismo che hanno incontrato in una scuola la carta vincente. Con un cammino segnato anche da fatiche e sofferenze. I cui frutti, però, si vedono. Si toccano, si vendono. Pomodori, zucchine, melanzane, bieta, lattuga. Il risultato del lavoro di 15 giovani autistici, tra i 22 e i 26 anni, condotto dentro “La Casa delle autonomie”. Un progetto di agricoltura sociale portato avanti dalla cooperativa Giuseppe Garibaldi, attiva dal 2014 per l’inclusione lavorativa e sociale di persone affette da autismo e fondata da 15 famiglie organizzate già dal 2002 nell’associazione Esperantia onlus.

A fare da cornice a questo impegno – e questo spiega il nome della cooperativa – l’istituto tecnico agrario Garibaldi, a via Ardeatina, dove i ragazzi investono le proprie capacità di agricoltori. Il progetto prevede l’attivazione di tre laboratori di avviamento professionale: coltivazione diretta, un servizio di ristorazione e quello di gestione dell’area camper e camping. I quindici amici hanno tutti frequentato l’istituto Garibaldi, un complesso scolastico immerso nel verde ed esteso per circa 76 ettari. Qui hanno maturato la passione per la natura e in particolare per l’orto.

«Si è rivelato un approccio ottimale per i nostri figli – spiega Marina Fronduti, tra i soci fondatori della cooperativa -. I ragazzi erano gratificati e lavoravano con gli altri compagni». La cooperativa ha ottenuto un piccolo podere di tre ettari dove i giovani, dipendenti e soci della stessa, trascorrono le giornate a dissodare la terra e a seminare le piantine, molte delle quali vengono coltivate direttamente dai ragazzi in una serra fotovoltaica. Piantano ogni tipo di ortaggio, vendendo poi i prodotti nei mercatini di zona o a chi ne fa richiesta grazie al progetto – finanziato da Confagricoltura – “Ti P’orto l’orto con l’A.P.E. che gira”, che ha dato vita a un punto vendita ambulante. «È un progetto pilota che può essere esportato in altre scuole e realtà – aggiunge Marina -–, perché i ragazzi sono tutto il giorno impegnati in qualcosa di positivo e propositivo». Negli spazi affidati alla cooperativa è attiva anche la trattoria “Art. 14”, dove si possono gustare cibi genuini a chilometro zero. Il nome prende spunto dall’articolo 14 della legge 328 del 2000, dedicato alla realizzazione di particolari interventi di integrazione e sostegno sociale a favore delle persone con disabilità.

«Vedere per la prima volta il proprio figlio che, seppur con i suoi tempi, si impegna, lavora e produce è un’esperienza meravigliosa – sottolinea Marina -. Qui i ragazzi sono immersi in un luogo a loro consono, vedono letteralmente i frutti del loro lavoro e trascorrono la giornata in compagnia dei loro coetanei. Inoltre la cooperativa offre opportunità lavorative anche ai tanti operatori che seguono i nostri ragazzi, i quali svolgono un lavoro gratificante e non solo una mera funzione di badante che spesso può essere frustrante. Il nostro intento è sdoganare l’assistenza passiva perché i ragazzi, con le loro competenze, capacità e potenzialità, devono essere messi nelle condizioni di produrre. Ora ci stiamo battendo per il budget di cura affinché i nostri figli diventino soggetti economici attivi».

19 marzo 2018