Ermes Ronchi: «Agli Esercizi del Papa la forza del Vangelo»

A colloquio con il teologo fra Ermes Ronchi, scelto da Francesco per tenere le meditazioni alla curia romana nella settimana ad Ariccia

A colloquio con il teologo fra Ermes Ronchi, scelto da Francesco per tenere le meditazioni alla curia romana nella settimana ad Ariccia

«Vado lì a comunicare le cose che, del Vangelo, mi danno gioia e forza». È pervaso da una «serena trepidazione» padre Ermes Ronchi, il frate dell’Ordine dei Servi di Maria che Papa Francesco ha scelto per predicare gli esercizi spirituali di Quaresima alla Curia romana. Ad ospitare il ritiro anche quest’anno è la Casa del Divin Maestro di Ariccia, dove il Papa e i suoi collaboratori si intrattengono da domenica 6 marzo fino a venerdì 11. Il primo e unico contatto tra Bergoglio e il religioso friulano risale a tre mesi fa: «Mi ha chiamato al cellulare e mi ha detto: “Senta, avrei un favore da chiederle…”, ho risposto: “Certo, ma s’immagini!”. Cosa mai avrei potuto rispondere? L’emozione era grande e la cosa assolutamente inaspettata».Nei giorni immediatamente successivi, padre Ronchi confessa di aver avuto qualche difficoltà nel prendere sonno; ora no. È tutto molto più chiaro: «Ho deciso di farmi guidare dalle parole di tutta una vita; quelle della gioia e della sofferenza, quelle che hanno lasciato un segno. Parole buone come il pane, come il sale, come la luce. Parole semplici che mi abbiano emozionato e fatto vibrare». Perché nella vita, di un paio di cose è convinto padre Ronchi; una di queste è che «se le parole non diventano carne e sangue non servono a niente».

Parole che diventano anche domande di senso. Profondissimo. Come quelle che presenterà nel corso degli esercizi alla Curia: «Le nude domande del Vangelo». Dieci interrogativi «che sono Parola di Dio, che mettono in cammino la vita. Sono domande semplici che rispecchiano la nuda bellezza della Parola di Dio prima che venga riempita dai nostri commenti». Il primo quesito sarà quello che Gesù rivolge a due discepoli che lo seguirono: «Cosa cercate?». Una domanda «di una bellezza infinita», che ci interpella a fondo: «È come se Gesù ci chiedesse, ogni giorno: “Cosa stai cercando nella vita, cosa ti muove, qual è il tuo desiderio più grande?». L’ultima del decalogo sarà invece quella rivolta a Pietro «nel più bel dialogo della storia dell’uomo: “Mi ami tu?”». È questa «la domanda di fondo con cui ogni credente si deve misurare. È così che Dio ci mette con le spalle al muro: mendicando l’amore». Le risposte ognuno le darà secondo la propria natura formatasi «attraverso le esperienze fatte lungo il cammino della vita». Quelle di padre Ronchi sono apparse chiare sin dopo la sua prima Messa. Da giovane sacerdote si ripromise di non essere un «predicatore di cose morte»; ogni parola avrebbe dovuto far «soffrire, gioire», altrimenti non è parola incarnata. «Non sempre ci sono riuscito. È un cammino lungo una vita; si comincia aggiungendo la propria nota in fondo all’infinito commento del Vangelo che altri hanno già scritto e si spera di finire con qualche risposta in più rispetto a quelle che avevi in partenza».

È una vita fatta d’incontri quella di padre Ronchi; il primo, forse uno dei più importanti, quello con il teologo Giovanni Vannucci. Alcuni brani delle sue opere saranno letti nel silenzio dei pasti alla Casa di Ariccia: «Gli sarò per sempre riconoscente; padre Giovanni è il volto di Dio che ha dipinto dentro di me, da lui ho imparato quello che il teologo Karl Rahner diceva del cristiano del futuro: “Sarà un mistico o non sarà”». Padre Giovanni era così, «non si nutriva di teologia cattedratica, viveva un rapporto di armonia profonda con tutti gli esseri». Questo è la mistica: «Rapportarsi corpo a corpo, cuore a cuore con Dio. Se non c’è questo non l’hai mai incontrato». E forse proprio per questa concezione di un «Dio sensibile al cuore» il Papa ha chiamato padre Ronchi a predicare. Un’idea che sembra fondante del pontificato di Francesco: «Lui è un uomo felice, risolto, e ci mostra, attraverso la sua umanità realizzata, che credere fa bene».

7 marzo 2016