Aggregazioni laicali, ripresi i lavori della Consulta diocesana

I delegati di oltre 50 realtà ecclesiali sono tornati a riunirsi su Zoom, coordinati da monsignor Francesco Pesce. Sullo sfondo, la sfida della pandemia

«Il bene che esiste e che resiste alla sfida della pandemia». Nelle parole del delegato diocesano monsignor Francesco Pesce è questa l’immagine che ha fatto da sfondo alla ripresa dei lavori della Consulta delle aggregazioni laicali della diocesi di Roma, che dopo lo stop imposto a marzo dall’emergenza coronavirus, è tornata a riunirsi lunedì scorso, 30 novembre, su Zoom. Presenti i delegati di oltre 50 realtà, tra associazioni, organizzazioni di volontariato, gruppi di preghiera e confraternite.

Filo rosso dell’incontro: il ruolo di primo piano che sta svolgendo il mondo dell’associazionismo laicale per contrastare la crisi economica, sociale, relazionale e del lavoro, innescata dall’emergenza Covid-19, raccontato da ciascuno dei delegati attraverso una parola chiave. Preghiera, pace, condivisione, missionarietà, futuro, carità, fratellanza, vicinanza, accoglienza, resilienza, ascolto e generatività: un autentico «vocabolario della prossimità, che descrive il messaggio di fede diffuso dalle realtà laicali nel territorio metropolitano della Capitale – lo definisce Pesce -. Una voce di speranza che viaggia di pari passo con la concretezza del “fare”, rappresentata da quel ricco e variegato insieme di iniziative e attività di prossimità messo in campo per rispondere ai bisogni sempre più crescenti della comunità».

Da queste parole, ha spiegato la segretaria della Consulta Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, «emerge la grande vivacità di una parte importante della Chiesa di Roma, che con le proprie esperienze, competenze e carismi non ha mai smesso di esserci e farsi prossima, moltiplicando gli sforzi in questo momento così buio, immettendo anticorpi positivi nel tessuto sociale della Capitale e facendosi lievito per il bene di tutta la comunità». Condividere per moltiplicare: è questo, ha continuato ancora Borzì, il metodo di lavoro della Consulta, che vuole porsi come un «luogo permanente di ascolto reciproco, dialogo e corresponsabilità dove conoscersi e riconoscersi, e sviluppare un percorso sinodale condiviso, con l’obiettivo di valorizzare la comunione e la collaborazione».

I lavori della Consulta delle aggregazioni laicali proseguono ora sulle orme del Programma pastorale diocesano, focalizzando l’attenzione sui tre soggetti sociali – piccoli, famiglia e giovani – individuati all’inizio del percorso. Soggetti che verranno “letti” e interpretati alla luce dei verbi “uscire, incontrare e abbracciare, «fulcro di quello “stile di amicizia”, basato sul “privilegiare il tu per tu”, indicato dal cardinale vicario Angelo De Donatis – evidenzia il delegato diocesano -. Tre verbi da vivere con la coscienza del profondo mutamento che sta vivendo Roma, specchio del cambiamento dei tempi». Per Pesce, «dobbiamo accettare di vivere in una città ferita. Il nostro compito è quello abitarla con gioia e speranza, con la consapevolezza che ogni nostro incontro con le persone più fragili rappresenta una chiamata dello Spirito Santo». Essenziale, allora, «accostarsi all’altro togliendo ogni impedimento; sedersi al fianco di chi soffre, ascoltarlo e lasciarsi toccare e cambiare dal grido della Città, riscoprendo così le sorgenti del nostro battesimo».

2 dicembre 2020