Afroamericano ucciso dalla Polizia, e Springsteen cantò “American skin”

Nei giorni scorsi la morte di George Floyd. Nel 1999, a New York, un 22enne guineano fu assassinato con 19 dei 41 colpi sparati, e il Boss scrisse “41 shots”

Ribolle la protesta, cresce l’indignazione. Non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, dopo quanto accaduto a Minneapolis nei giorni scorsi, dove l’afroamericano George Floyd è morto dopo essere stato immobilizzato dalla Polizia. Quel video, girato con un cellulare, che riprende il poliziotto che gli comprime il collo con un ginocchio resterà una macchia nella storia dell’America, come tante immagini di razzismo che hanno scandito la sua storia recente, tanti atti contro i diritti degli afroamericani.

Torna alla mente, tra le altre, la vicenda di Amadou Diallo, il 22enne studente guineano residente a New York che nel 1999 fu ucciso dalla Polizia impegnata in alcuni controlli nel Bronx. Sembra che stesse estraendo il portafoglio dalla tasca per mostrare i documenti. Ma i quattro poliziotti lo scambiarono per un’arma. Amadou fu investito davanti al suo palazzo da 41 colpi di arma da fuoco, 19 dei quali andarono a segno. Fu il massacro di un uomo disarmato e incensurato, “colpevole” soltanto di essere un “black”.

Bruce Springsteen trasse ispirazione da questa vicenda per la sua “American skin (41 shots)”, eseguita per la prima volta in concerto ad Atlanta l’anno successivo e subito dopo nell’ultima tappa di quel tour proprio a New York, dove il sindacato degli ufficiali di polizia cercò di fare opera di boicottaggio. La canzone fu poi inserita nell’album “High hopes” uscito nel 2014.

«È una pistola? È un coltello? È un portafoglio? Questa è la tua vita / Non è un segreto / Nessun segreto amico mio / Puoi essere ucciso solo perché vivi nella tua pelle americana». Sono le parole di Springsteen che non fanno sconti a nessuno. Come sempre. E poi il coro “41 shots”, quei 41 colpi «che squarciano la notte» in «un fiume di sangue». E poi il finale, in cui riappare quel linguaggio biblico che segna come una costante la discografia del “Boss”. Acqua e sangue. «Ho gli stivali ricoperti dal fango / Noi siamo battezzati in queste acque / e nel sangue l’uno dell’altro».

3 giugno 2020