Addio a Marenco, maestro dell’umorismo all’avanguardia

Il suo successo è legato soprattutto ad “Alto gradimento”, in radio, e al lavoro in tv con Arbore. Interpretò una galleria di personaggi esilaranti

Il professor Aristogitone e il professor Anemo Carlone. Il colonnello Buttiglione e la Sgarambona. Il Riccardino della tv e il poeta che si gettava dalla finestra. Personaggi diversi ma la voce e l’anima era una sola, quella di Mario Marenco, morto al Policlinico Gemelli di Roma all’età di 85 anni. Maestro dell’umorismo come pochi, anche se «non ha avuto il successo che avrebbe meritato».

Parole di Renzo Arbore, che ricorda i 60 anni di amicizia con Marenco, architetto e designer, originario di Foggia come il grande showmen. Ad Arbore e Boncompagni è legato un pezzo importante della carriera di Marenco (il debutto tv arrivò con “Il buono e il cattivo” a fianco di Enzo Jannacci, Cochi e Renato), in particolare con “Alto gradimento”, la trasmissione radiofonica che lanciò negli anni ’70 un nuovo modo di fare comicità, con uno stile surreale decisamente all’avanguardia per i tempi e che in molti ricordano con un pizzico di nostalgia. I più giovani ricorderanno Marenco invece nelle trasmissioni cult della tv degli anni ’80, “Quelli della notte” e “Indietro tutta”, dove vestì i panni di Riccardino.

«Per me la morte di Mario è un dolore fortissimo – aggiunge Arbore -. Perché lui è stato un caposcuola, non riconosciuto come tale. È stato un inventore di umorismo mai eguagliato. Era un fuoriclasse. Con le sue parodie ha fatto delle invenzioni straordinarie». Oltre ad “Alto gradimento”, Arbore e Marenco hanno lavorato insieme in tv anche in “L’altra domenica” (dove impersonava Mister Ramengo e salutava con un originale “Waldheim”, in realtà uomo politico dell’epoca) e più recentemente in “Meno siamo meglio stiamo” e in due film. «Abbiamo passato stagioni di risate impagabili».

18 marzo 2019