Addio a Elio Pandolfi, una vita tra teatro, radio e tv

Ritratto dell’artista romano scomparso a 95 anni. Attore completo, doppiatore (sua la voce italiana di Stanlio), ha sfidato la vecchiaia. Modesto e schivo fino all’ultimo

Definire “attore” Elio Pandolfi, romano doc, rischia di essere riduttivo. Nato nella Capitale il 17 settembre 1926, Pandolfi, scomparso nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 ottobre a Roma, ha cominciato iscrivendosi all’Accademia d’arte drammatica, conseguendo il diploma nella stagione 1947-48.  Anche per lui, quello si conferma un trampolino di lancio di grande qualità e di sicura garanzia. Dalle stanze dell’Accademia, trae la spinta per cominciare una carriera che non si è più fermata. E che ha attraversato tutti i percorsi dello spettacolo. Il teatro ovviamente in primo piano: ma dire teatro non è sufficiente. Dalle tavole del palcoscenico si aprono tante strade collaterali, e Pandolfi e le ha percorse tutte: commedia, drammi, operetta, farsa più o meno giocosa, i testi comico-musicali. E al centro la rivista, di prosa e varietà, spesso con autori quali Garinei e Giovannini. Siamo all’inizio degli anni Cinquanta, e Pandolfi è ormai lanciato in una irresistibile sarabanda di esperienze. Quando, allo spettacolo dal vivo si uniscono dapprima la radio, poi la nascente televisione, per lui cominciano anni di grande successo e intensa notorietà.

A questi percorsi già numerosi, Pandolfi aggiunge anche il doppiaggio. Si tratta di una specialità professionale nella quale si dimostra così abile da riuscire ad annullare se stesso. Presta la sua voce a una infinità di personaggi (tra cui il celebre Stanlio), vecchi, giovani, bambini, uomini e donne al punto da essere definito “il Fregoli vocale”. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di ascoltarlo quando raccontava di Federico Fellini che gli faceva doppiare uno stesso ruolo in due momenti distinti. Ci ha lasciato a 95 anni: raccontare quello che ha fatto è difficile e forse impossibile. Di certo quando la comunicazione, dopo gli anni Ottanta, è cambiata (con le tv private e internet), lo spettacolo si è trovato impotente nel conservarne la memoria. Non si è mai capito a chi toccava il compito di annotare nomi, lavori, invenzioni. E così tutto ciò che Pandolfi ha creato è finito nell’oblio. Resta vivo il ricordo della sua vivacità, della capacità di sorridere, scherzare, non avere paura del tempo che passava. L’ho conosciuto tardi, Pandolfi, ma ne risento ancora il timbro della voce, quelle impercettibili variazioni che segnavano un carattere senza farlo riconoscere. Grande Elio, modesto e schivo fino all’ultimo, poliedrico e fantasmagorico, imprevedibile e ribelle. Anche nello sfidare la vecchiaia. Alla quale ha tenuto testa fino alla fine.

13 ottobre 2021