Ad Aleppo in 16mila fuggono dai bombardamenti

Il vice segretario generale dell’Onu Stephen O’Brien: «Preoccupato per la sorte dei civili». Msf: «75mila bloccati al confine con la Giordania»

Scontri armati e bombardamenti aerei nei quartieri orientali di Aleppo hanno costretto alla fuda dalle loro case, negli ultimi giorni, almeno 16mila persone. «Sono molto preoccupato per la sorte dei civili», ha affermato il vice segretario generale dell’Onu Stephen O’Brien, che è responsabile dell’assistenza umanitaria, parlando della dituazione «allarmante e paurosa» di Aleppo. Secondo quanto riferito da O’Brien, nei quartieri a est della città, dove da alcuni giorni si è intensificata l’offensiva dell’esercito siriano sostenuta dai raid dell’aviazione russa, non è più in funzione alcun ospedale e sono prossime all’esaurimento anche le scorte alimentari. Si tratta di zone per lo più ancora controllate da forze ribelli che però starebbero perdendo terreno. Fino al 2012 vi vivevano circa 250mila persone.

A peggiorare ulteriormente il quadro della situazione nel Paese, il campanello d’allarme che arriva da Medici senza frontiere sui siriani bloccati al confine nord-orientale della Giordania, nella zona desertica conosciuta come “Berm”. Anche qui la situazione «peggiorerà ulteriormente nei prossimi mesi – avvertono da Msf -, quando le persone dovranno affrontare un secondo inverno nel deserto». Sono passati più di 5 mesi infatti da quando la Giordania ha chiuso i confini con la Siria, proibendo di fatto l’accesso all’assistenza medica di base per oltre 75mila siriani, di cui tre quarti donne e bambini, bloccati nel deserto da oltre due anni. Ora «il freddo si sta facendo sentire sempre di più e le temperature dovrebbero presto scendere sotto lo zero – dichiara Natalie Thurtle, responsabile medico di Msf per il progetto Berm -. Nel futuro prossimo, temiamo di veder morire bambini di ipotermia, perché è ciò che è accaduto lo scorso anno».
La difficoltà più grande: l’assenza di infrastrutture e beni di prima necessità. Chi è bloccato nel Berm infatti non ha accesso alle cose più elementari, denunciano gli operatori di Msf: abbigliamento pesante, acqua calda, elettricità o qualsiasi forma di riscaldamento. Limitata anche la disponibilità di alimenti e altri generi essernziali e la chiusura delle frontiere, il 21 giugno, ha portato a gravi complicazioni sanitarie per chi vive nella zona. 140, riferisce Thurtle, i casi di malnutrizione registrati solo nell’ultima settimana: «La vita lì sta diventando sempre più disperata». Per questo Msf chiede al governo giordano di «rimuovere gli ostacoli imposti alla fornitura di assistenza medica salvavita, permettendo l’evacuazione medica dei siriani, in particolare i più vulnerabili, come donne e bambini» e garantendo agli operatori sanitari la possibilità di «accedere direttamente alle persone isolate, al fine di valutare e soddisfare le loro necessità mediche e garantire la fornitura equa di assistenza sanitaria adeguata».
30 novembre 2016