Ad Acilia rete per mille famiglie

L’impegno del Centro Santa Gianna Beretta Molla per i nuclei più bisognosi durante la pandemia. Aiuti alimentari ed economici ma anche conforto

Quasi mille. Tanti sono i nuclei familiari che durante i mesi più acuti della pandemia di coronavirus hanno chiesto l’aiuto e il sostegno del Centro pastorale “Santa Gianna Beretta Molla” di Acilia, facendo registrare una richiesta di aiuto aumentata di quasi 10 volte. Se negli ultimi tempi «la fila davanti al portone si è un po’ accorciata – spiega padre Stefano Lacerignola, canossiano e responsabile della struttura -, sono ancora molte le persone che si rivolgono al Centro non solo per aiuti alimentari ed economici, ma anche in cerca di conforto spirituale e psicologico». Tutti, in questi mesi, «hanno sperimentato prima di tutto il senso di fallimento e l’esperienza della povertà – continua il religioso – e sono persone che mai avrebbero creduto di dover ricorrere ad un aiuto per fare la spesa o per pagare le bollette», per questo «cerchiamo di contrastare l’inevitabile senso di paura e di vergogna con il sentimento della speranza, affinché si creda ancora nel futuro e nella possibilità di ritrovare una vita dignitosa».

Il presidio territoriale della Caritas diocesana nella zona sud della Capitale, tra il centro di Roma e Ostia, è attivo dal 2003; intitolato alla mamma e pediatra proclamata santa da san Giovanni Paolo II nel 2004, è nato su stimolo della sorella di Gianna Beretta Molla, suor Virginia, canossiana, che operava in quegli anni nella parrocchia di San Giorgio martire, ad Acilia. Ancora oggi centrale è per questo il “Progetto mamma”, che grazie al lavoro di 10 volontarie – professioniste di diversi settori, dal medico al legale – «accompagna e prepara al parto, e fino al compimento dei tre anni del bambino, ragazze madri o donne spesso rimaste sole ad affrontare la gravidanza – racconta ancora padre Lacerignola –, talvolta anche vittime di violenza domestica». Ad oggi sono circa 80 le mamme seguite, sia italiane che straniere. Si tratta di «un aiuto che va ben al di là della semplice fornitura di beni materiali, dal latte in polvere al corredino per il piccolo – dice Andrea Migani, diacono permanente e referente delle attività caritative del Centro -, perché alla base di tutti i nostri servizi c’è l’ascolto dei bisogni della persona», laddove «è primariamente importante conoscere chi ci chiede aiuto, la loro storia e le loro difficoltà, per instaurare un reciproco rapporto di fiducia».

Da un anno Migani coordina le attività della struttura, che definisce «fulcro caritativo della nostra prefettura, cui afferiscono 7 parrocchie», anche se «la distribuzione mensile, e talvolta anche quindicinale, a seconda delle singole situazioni, dei pacchi viveri e del vestiario, così come il servizio offerto dal centro di ascolto, che prevede pure l’aiuto rispetto alla compilazione di pratiche burocratiche per l’accesso a bonus e incentivi economici, si estende spesso a parrocchie limitrofe, al di là del territorio di competenza».

Il diacono permanente, riconoscendo nel tempo del lockdown della scorsa primavera «una situazione di forte criticità per il Centro, rimasto aperto 5 giorni a settimana», parla però di «un tempo in cui si sono avvicinate tante persone per offrire il loro aiuto, dando vita ad una rete di volontari e di relazioni che sono un autentico tesoro da non perdere». Utilizza l’immagine del fare rete anche don Gianfranco Corbino, parroco prefetto, che riconosce alle 7 parrocchie che gravitano intorno al Centro “Gianna Beretta Molla”, «uno spirito di servizio e un senso di appartenenza diffusi», che la rendono una «realtà solidale straordinaria sul territorio romano».

9 novembre 2020