Acs: ricordiamo i sacerdoti morti nelle Messe dei confratelli perseguitati

Il direttore Monteduro: «Nel momento drammatico che stiamo vivendo quello che ci unisce è la preghiera». Dalla Nigeria l’invito a sostenere il progetto

Nel pieno dell’emergenza sanitaria che ha visto morire, tra gli altri, anche numerosi sacerdoti italiani, «rimasti accanto al loro gregge fino alla fine», la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) propone di ricordarli facendo celebrare Messe in loro suffragio dai loro confratelli della Chiesa perseguitata. Si tratta di un progetto – quello di far celebrare Messe secondo le intenzioni dei benefattori da parte di sacerdoti della Chiesa “che soffre” – che Acs porta avanti da sempre ma che assume un valore particolare in «un momento tanto drammatico quale quello che stiamo vivendo», afferma il direttore Alessandro Monteduro, nel quale «ciò che più ci unisce è la preghiera. Ed è per questo – prosegue – che invitiamo i nostri benefattori a ricordare i tanti sacerdoti purtroppo morti in questi giorni, aiutando al tempo stesso i loro confratelli perseguitati».

Un invito a sostenere questa particolare tipologia di progetti giunge dalla Nigeria, dove nell’ultimo decennio migliaia di cristiani sono stati uccisi in odio alla fede. A scrivere ai benefattori della Fondazione è monsignor Matthew Man-oso Ndagoso, arcivescovo di Kaduna, provincia ecclesiastica nel nord-ovest del Paese.  In quest’area, spiega, «vi è una sistematica persecuzione dei cristiani» e «siamo obiettivo di un numero crescente di attacchi compiuti da Boko Haram e da altri gruppi fondamentalisti».

Il presule ricorda in particolare uno dei tragici attacchi anticristiani che di recente hanno colpito la sua diocesi: il rapimento di quattro studenti del Seminario maggiore del Buon Pastore di Kaduna, sequestrati nel gennaio scorso. Tre di loro sono stati rilasciati, mentre il quarto, Michael di appena 18 anni, è stato ucciso. «Celebrare il suo funerale è stato un dolore immenso», ricorda l’arcivescovo, evidenziando che in alcune aree della Nigeria «essere o voler diventare sacerdote significa mettere a rischio la propria vita». Per questo, prosegue, sostenere i sacerdoti attraverso la celebrazione di Sante Messe secondo le proprie intenzioni, «è oggi più essenziale che mai, anche per consentire loro di sostenere i fedeli, su cui grava il peso della povertà ma ancora di più quello dell’ingiustizia e della persecuzione».

Il sostegno ai sacerdoti però non è essenziale solo in Nigeria ma anche in tanti altri Paesi, tra cui Siria, Niger, Burkina Faso, Iraq e Venezuela. «È sorprendente vedere come in questi giorni tanto difficili per l’Italia – afferma il direttore di Acs – i cristiani perseguitati preghino per noi, nonostante le difficoltà che da sempre sono costretti ad affrontare quotidianamente. Motivo in più per non dimenticarli, neanche in un momento tanto drammatico come questo».

Lo scorso anno, riferiscono dalla fondazione, sono stati 40.569 – uno ogni 10 nel mondo – i sacerdoti che hanno celebrato Messe secondo le intenzioni dei benefattori di Acs, usufruendo così di un sostegno indispensabile in Paesi in cui i fedeli non hanno mezzi per aiutare la Chiesa e sono essi stessi dipendenti dal supporto ricevuto dai sacerdoti. Le Messe celebrate secondo le intenzioni dei benefattori della fondazione in tutto il mondo sono state 1.421.001: una 22 ogni secondi.

26 marzo 2020