Acs: la Chiesa continua a pregare per la liberazione di suor Gloria Narvaez  

A 4 anni dal rapimento, continua in Mali la mobilitazione per la religiosa, sequestrata da un gruppo jihadista legato ad Al-Qaeda

Non si ferma, in Mali, la preghiera e la mobilitazione della Chiesa per la liberazione della suora colombiana Gloria Cecilia Narváez Argoty, da quattro anni in mano ai suoi sequestratori: il Fronte di sostegno all’islam e ai musulmani (Sgim),un gruppo jihadista legato ad Al-Qaeda. A parlarne alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) è padre Alexandre Denou, segretario generale della Conferenza episcopale del Mali, esprimendo anzitutto gratitudine per l’interesse mostrato verso la suora colombiana, membro della congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata, rapita il 7 febbraio 2017 nella missione di Karangasso. Di lei aveva parlato nel novembre scorso, in un evento organizzato dalla fondazione pontificia, anche suor Rosa Julia Ibarra, della stessa congregazione. «È doloroso – aveva detto – sapere suor Gloria ancora prigioniera e in condizioni di salute malferme, lei che ha sempre mostrato sollecitudine per la Chiesa e per la causa dei poveri. Negli ultimi quattro anni è stata nel deserto, alternandosi tra 33 campi dei jihadisti. Vi chiedo di pregare per suor Gloria e per tutti i cattolici rapiti, per i credenti e i non credenti. Abbiamo bisogno del vostro sostegno per continuare a dar loro voce».

Dopo il video diffuso come “prova di vita” dai suoi rapitori nel settembre 2018, le ultime notizie della suora colombiana risalgono alla data della liberazione di Sophie Prétonin, medico francese 75enne, sua compagna di prigionia, che, nella conferenza stampa all’aeroporto militare Villacoublay di Parigi aveva parlato di suor Gloria preannunciandone la liberazione per le prime ore del 5 ottobre 2020, chiedendo con insistenza di fare urgentemente qualcosa per le sue precarie condizioni di salute. Prima del rapimento, la suora aveva promosso a Karangasso, territorio devastato dalla discriminazione e dalla povertà, in cui solo una minoranza della popolazione è cattolica, un progetto di alfabetizzazione e di promozione delle donne, che vedeva la partecipazione di 500 cristiane e musulmane. Si prendeva inoltre cura di circa 30 bambini in un orfanotrofio e dei malati.

«Abbiamo perso una donna dinamica, impegnata sia nell’apostolato che nel sociale, e l’ha persa anche la comunità di Karangasso, dove operava – le parole di suor Rosa Julia Ibarra -. Avere un cristiano rapito per la sua fede è una ferita per la Chiesa e per ogni battezzato. Credo sia tempo di alzare la voce per la liberazione di suor Gloria».

9 febbraio 2021