Acs: il Niger «avrebbe meritato maggiore attenzione»

Per la fondazione pontificia, il colpo di Stato ha attirato l’attenzione dle mondo ma la situazione nigerina «era gravemente compromessa ben prima degli ultimi eventi»

«Le conseguenze del recente colpo di Stato in Niger hanno indotto la Francia a sospendere la cooperazione bilaterale con il Niger, come ha fatto anche l’Ue. Quello che le Nazioni Unite considerano il Paese meno sviluppato al mondo sta attirando l’attenzione internazionale per via del golpe, tuttavia la situazione nigerina era gravemente compromessa ben prima degli ultimi eventi, e avrebbe meritato maggiore attenzione». Lo affermano con forza dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), mettendo a fuoco una realtà in cui «la popolazione vive in condizioni di estrema povertà, la spesa pubblica è insostenibile e inefficiente, l’analfabetismo è diffuso e si registra una rapida crescita demografica».

Ad aggravare la situazione, «la debolezza delle istituzioni, la corruzione, le scarse infrastrutture e un sistema giudiziario fragile». In più, «la crescente presenza di gruppi islamisti armati che terrorizzano la popolazione civile». Nel Paese in particolare, ricordano, sono attive formazioni jihadiste come lo Stato islamico nel Grande Sahara (Isgs), gruppi affiliati ad Al-Qaeda e Boko Haram, con sede in Nigeria. «Ognuno di questi gruppi persegue la propria strategia regionale. Anche alcune grandi potenze islamiche – proseguono da Acs -, tra cui la Turchia, l’Iran e l’Arabia Saudita, hanno alimentato le preoccupazioni relative ad interferenze religiose straniere, finanziando vari progetti locali, come la ristrutturazione e la costruzione di moschee e la formazione di imam, ciascuno con la propria visione tradizionale dell’Islam. In alcuni casi, gli interessi stranieri hanno contribuito all’aumento dell’estremismo nigerino, inclusa la promozione del wahhabismo da parte dell’Arabia Saudita».

I gruppi estremisti islamici sono particolarmente attivi nell’ovest e nel sud del Niger, dove le autorità hanno effettivamente perso il controllo del territorio, in particolar modo a seguito della pandemia di Covid-19. Tillaberi, una regione del Niger sud-occidentale che confina con Benin, Burkina Faso e Mali, è stata un punto caldo della violenza estremista a causa della presenza di affiliati di Al-Qaeda e dello Stato islamico nel Grande Sahara, che controlla ampie zone vicino ai confini con il Burkina Faso e il Mali, e i suoi combattenti sono già arrivati nei pressi della Capitale Niamey. Le violenze hanno provocato centinaia di morti e di sfollati. «Al 31 marzo 2023, il Niger offriva ospitalità ad oltre 700mila persone a rischio, tra cui oltre 300mila rifugiati stranieri e richiedenti asilo e 360mila sfollati interni. La mancanza di sicurezza ha limitato l’accesso agli aiuti umanitari, accelerando una spirale di indigenza che colpisce la maggior parte dei nigerini, compresi i cristiani. Questi ultimi – rilevano dalla fondazione – sono particolarmente vulnerabili, come provano i numerosi attacchi sferrati alle chiese. Per questo, molti cristiani praticano la loro fede in privato».

La violenza dei gruppi islamisti, la repressione governativa e la presenza militare straniera, nell’analisi di Acs, «hanno esacerbato i divari sociali esistenti, prosciugando le risorse pubbliche, che altrimenti avrebbero potuto essere investite nello sviluppo economico e sociale, oppure in mezzi per contrastare le criticità legate al clima, come la carenza d’acqua». La Chiesa cattolica locale, che rappresenta una comunità di fedeli molto piccola, «è coinvolta nel processo di dialogo islamo-cristiano, anche se le prospettive attuali per la libertà religiosa in Niger rimangono fortemente negative».

L’auspicio di Acs è che l’interesse internazionale suscitato dal colpo di Stato nel Paese «non sia effimero, e induca i maggiori attori politici coinvolti e le istituzioni internazionali ad affrontare in modo più organico il problema dell’instabilità politica e della diffusione dei gruppi islamisti in Niger e nel resto del continente africano, al fine di garantire la pacifica convivenza delle popolazioni e la libertà delle comunità cristiane».

31 luglio 2023