Acs: Huma Younus potrebbe testimoniare in aula

Sarebbe la prima volta, per una vittima di conversione forzata. L’udienza il 3 febbraio. L’appello dei genitori: «Alzate la voce in difesa di nostra figlia»

Era stata rapita il 10 ottobre scorso Huma Younus, 14enne cattolica del Pakistan,violentata e costretta a convertirsi all’Islam e a sposare il proprio sequestratore, il musulmano Abdul Jabbar. Un caso denunciato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), che attraverso una lettera aperta lo ha portato all’attenzione soprattutto delle donne influenti in Italia, e che ora potrebbe essere davanti a una svolta storica, per tutte le ragazze cristiane rapite e convertite forzatamente all’Islam in Pakistan. L’avvocato della ragazza, Tabassum Yousaf, riferisce infatti che questa mattina, 16 gennaio, i due giudici dell’Alta Corte del Sindh, Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah, hanno chiesto al poliziotto incaricato delle indagini di condurre in aula Huma nel corso della prossima udienza, fissata per il 3 febbraio.

Se ciò dovesse accadere, evidenziano da Acs, «sarà la prima volta che una vittima di conversione forzata testimonierà in tribunale». Una novità assoluta, in una storia che ha già visto altri due importanti primati: si tratta di un primo caso di conversione e matrimonio forzato che giunge dinanzi ad un’Alta Corte pachistana e della prima volta in cui si chiede l’applicazione del Child marriage restraint act, legge che vieta i matrimoni con minori, entrata in vigore nel 2014 in Sindh e finora mai applicata. «Fino a oggi – spiega l’avvocato Yousaf – nessuna famiglia era riuscita a chiedere giustizia perché i cristiani sono poveri e poco istruiti e non hanno i mezzi necessari per l’assistenza legale. Nel loro dramma i genitori di Huma sono stati fortunati, perché Aiuto alla Chiesa che soffre si è fatta carico di tutte le spese legali. Altrimenti non saremmo potuti arrivare a questo punto». Non solo: il sostegno di Acs ha permesso di affiancare a Yousaf, che segue il caso pro bono, anche un avvocato musulmano della Corte Suprema, Mujahhid Hussein. «La sua esperienza, unita alla sua fede islamica, può fare la differenza», affermano da Acs.

Nonostante questo però resta difficile riportare a casa la ragazza, anche a motivo della corruzione e della connivenza delle forze di polizia con i rapitori. Solo questa mattina, riferisce la legale di Huma, «il funzionario incaricato delle indagini Akhtar Hussain ha riferito che lo scorso 9 gennaio Huma è stata convocata al tribunale di primo grado per firmare una dichiarazione in cui afferma di essere maggiorenne. Né io né i genitori ne eravamo al corrente, e simili procedure non potrebbero avvenire in assenza di entrambe le parti. È chiaro come la polizia stia aiutando il sequestratore». Ma mentre il rapitore può sostenere solo a parole che la ragazza sia maggiorenne, i genitori di Huma hanno fornito in aula altri due documenti che ne attestano la minore età: un attestato della scuola e il certificato di battesimo della parrocchia cattolica St. James di Karachi. Entrambi i documenti portano la data di nascita di Huma: 22 maggio 2005.

In attesa della prossima udienza, attraverso Acs i genitori di Huma lanciano ancora un appello alla comunità internazionale e ai mezzi di comunicazione: «Vi chiedo di alzare la voce in difesa di Huma. Mia figlia ha 14 anni, se vostra figlia di 14 anni stesse subendo tutto questo, voi che cosa fareste, quanto soffrireste? Considerate la nostra bambina come se fosse vostra figlia. Aiutateci per favore!».

16 gennaio 2020