Acs: fermare la piaga dei sequestri di sacerdoti in Nigeria

Il direttore Alessandro Monteduro: «A urlare il proprio dolore è solo la Conferenza episcopale della nazione. Possiamo far salire in Occidente la nostra indignazione?»

«Proprio stamattina ho appreso che in Nigeria un altro sacerdote cattolico, padre Mark Ojotu, della diocesi cattolica di Otukpo, è stato rapito ieri pomeriggio lungo la Okpoga-Ojapo Road, nello Stato di Benue». Il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) interviene all’indomani del terzo sequestro di sacerdoti nel Paese africano, il 22 dicembre, in soli 5 giorni. «È oramai una caccia all’uomo nell’indifferenza generale – osserva -. Non si tratta di casi isolati: la stima è di circa 30 sequestri da inizio anno. Per ciascuno di loro il silenzio, tutti sono stati considerati non meritevoli di considerazione dalla comunità internazionale, dalla maggior parte dei media occidentali e soprattutto dalle autorità civili, politiche e militari della stessa Nigeria».

Nelle parole di Monteduro, «a urlare il proprio dolore, a chiedere aiuto, è solo la Conferenza episcopale della nazione. Estremisti appartenenti all’etnia Fulani, terroristi aderenti a gruppi jihadisti o gruppi criminali interessati al riscatto importa poco. Importa che in Nigeria nel 2022 è terribilmente pericoloso professare la propria fede. Importa la sostanziale incapacità, e forse non solo inadeguatezza, delle autorità e istituzioni federali e locali. Importa l’altrettanto sostanziale disinteresse che registriamo in Europa per le sorti di valorosi ministri di Dio e delle comunità loro affidate. Ora, poiché non possiamo e non dobbiamo considerarlo un fenomeno irreversibile – conclude -, possiamo far salire in Occidente, in quell’Europa dalle radici cristiane, la nostra indignazione? Forse solleciterà ad agire chi dovrebbe occuparsi della protezione dei nostri fratelli in Nigeria. Certamente sarà un modo compassionevole per esprimere la nostra vicinanza».

23 dicembre 2022