Risparmio, Acri: «In crescita difficoltà e timori per le famiglie»

Presentata la XXII edizione dell’indagine realizzata con Ipsos, in occasione della 98ª Giornata mondiale. Pesa l’incertezza dovuta al conflitto in Ucraina

La forte ventata di ottimismo del 2021 si è persa nel corso di quest’anno e prevalgono timori sia per il presente che per il prossimo futuro, sia per le crescenti difficoltà economiche per molte famiglie, sia per il conflitto in Ucraina che sembra non avere una fine a breve termine. È questo lo scenario presentato oggi, 28 ottobre, da Acri nel corso della 22a edizione dell’indagine realizzata con Ipsos in occasione della 98ª Giornata mondiale del risparmio. «Lo scenario dinanzi al quale ci troviamo quest’anno è del tutto diverso da quello del 2021 e, per certi versi, ben più complesso – spiega una nota dell’organizzazione -: alla pandemia si è aggiunto il conflitto in Ucraina, il drammatico aumento del costo dell’energia e le conseguenti ricadute sui prezzi, cui si è associato un periodo di incertezza politica». A smorzare un po’ le preoccupazioni c’è l’attesa per l’impatto del Pnrr, anche se, spiega Acri, questa misura viene vissuta «più come una risposta emergenziale alle esigenze contingenti che come importante occasione di ripensare il sistema Paese e la sua capacità produttiva».

Secondo lo studio Acri-Ipsos, si evidenzia «una crescente difficoltà economica per molte famiglie, accompagnata da una più marcata insoddisfazione: a fronte di un 6% che si dichiara molto soddisfatto per la situazione economica, il 17% ritiene di non esserlo affatto, dato in crescita di ben 6 punti percentuali nel 2021». Il peggioramento delle attese, spiega Acri, è legato da una parte all’inflazione, dall’altra alle preoccupazioni per il futuro. «Le famiglie colpite da una situazione lavorativa sfavorevole sono rimaste invariate e, al contempo, il tenore di vita è peggiorato per il 19% (contro un 10% del 2021), il 38% ha vissuto difficoltà, mentre coloro che hanno vissuto un miglioramento sono solo il 7%, circa la metà rispetto al 2021».

A preoccupare maggiormente gli italiani è il caro vita dovuto al conflitto in Ucraina. Secondo lo studio, «un terzo degli italiani ne è molto preoccupato e ben due terzi ha già dovuto attivare delle strategie di contenimento per alleggerire le ricadute sul bilancio familiare». Per Acri, i rincari «sono fonte di innegabile preoccupazione (83%, fino al 90% per le famiglie con figli), a cui quasi nessuno si sente del tutto esente, che porta a mettere in atto delle scelte di consumo e uno stile di gestione familiare accorto, al fine di riuscire a far fronte ad un aumento del costo della vita effettivo ma difficile da quantificare in modo puntuale». Inoltre, «due italiani su tre hanno già messo in atto delle strategie di contenimento per l’impatto del caro prezzi, tuttavia non si è disposti a fare grandi rinunce perché permane il desiderio di tornare a vivere a pieno regime, soprattutto dopo il periodo buio del lockdown».

L’inflazione, inoltre, sta riducendo i risparmi cumulati. «Si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà – spiega lo studio -: il 39% potrebbe affrontare con serenità una spesa imprevista pari a 10mila euro, il 75% una di mille. La capacità di risparmio è quindi una fonte di tranquillità rispetto all’attuale situazione economia e rimane, come in passato, una priorità: più di un terzo (37%) non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce tenere liquido, facendo giocare agli investimenti un ruolo di secondo piano. In questo contesto gli italiani fanno sempre più fatica a trovare un investimento ideale». L’Unione europea, nonostante le difficoltà, continua ad essere vista con favore. «Si ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese (57% si fida vs 43% non si fida) – spiega lo studio -, quindi l’eventualità di uscire dall’Ue è vista come un grave errore dal 69% degli italiani». Il Pnrr, inoltre, rappresenta «un’occasione unica che il Paese deve riuscire a sfruttare, investendo in due settori considerati cruciali: il settore energetico e quello infrastrutturale. Gli italiani avvertono sempre più l’urgenza di agire: il 50% si aspetta interventi immediati nei prossimi 6-24 mesi».

In questo scenario, cresce il ruolo della dimensione sociale nel delineare il futuro del Paese, spiega lo studio. «Si avverte in misura crescente l’importanza di essere un Paese inclusivo e coeso – si legge nella sintesi del rapporto -. Gli italiani stessi si sentono chiamati in causa quando si parla di inclusione e coesione: il 75% ravvisa un legame tra risparmio e sviluppo di una società civile (per il 20% è fondamentale). Investire le risorse del Pnrr su questo capitolo è una priorità e lo è molto più di quanto non lo fosse lo scorso anno (20% nel 2022 e 10% nel 2021)». La crescita di un Paese economicamente sostenibile, inoltre, «passa prima di tutto da un sistema di welfare che tocca il benessere delle persone, contrasta le disuguaglianze e valorizza il ruolo del Terzo settore». La dimensione sociale, infatti, «è presente nella quotidianità degli italiani, il legame tra risparmio privato e benessere della collettività passa anche dalle donazioni, dal 5xmille e dal volontariato – spiega Acri -. Un italiano su cinque fa delle donazioni in denaro con una certa regolarità e svolge almeno una volta ogni 2 o 3 mesi attività di volontariato a favore di un’associazione o di un’organizzazione senza scopo di lucro. Certamente anche per le donazioni gli italiani non possono non fare i conti in tasca: pensano infatti di continuare a dare aiuto a chi ne ha bisogno, ma saranno costretti a rivedere al ribasso la cifra erogata».

28 ottobre 2022