Accordo Italia-Albania sui migranti, c’è anche l’ok del Senato

Le associazioni: «Ratifica vergognosa e pericolosa». Amnesty: «Le istituzioni Ue riconoscano che creerebbe un sistema illegale e dannoso». Emergency: «Esternalizzazione delle frontiere che mette a rischio i diritti e usa male i fondi pubblici»

Il 6 novembre 2023 il governo italiano ha firmato un accordo con l’Albania per la costruzione di due centri di detenzione sul territorio albanese, che saranno utilizzati per trattenere le persone intercettate o soccorse in mare dalle navi di Stato italiane. L’accordo mira a legalizzare il trattamento extraterritoriale e la detenzione dei richiedenti asilo e delle persone da rimpatriare forzatamente, con l’obiettivo dichiarato di scoraggiare le traversate in mare.

Il 24 gennaio la Camera dei deputati ha approvato la ratifica dell’accordo, che è poi passato al Senato, dove stamattina, 15 febbraio, c’è stata l’approvazione in via definitiva proprio del disegno di legge di ratifica dell’accordo Italia-Albania sui migranti, accordo che prevede l’apertura di due Centri per il rimpatrio in territorio albanese, per accogliere 3mila migranti. I voti favorevoli al Senato sono stati 93, i contrari 61, nessun astenuto. Il 29 gennaio, anche la Corte costituzionale albanese aveva dato il via libera alla ratifica dell’accordo da parte del Parlamento.

Subito dopo l’approvazione del Senato, non si è fatta attendere la reazione di associazioni e organizzazioni. Matteo De Bellis, ricercatore di Amnesty International su migrazioni e asilo, ha dichiarato: «Il Parlamento italiano ha appena dato il via libera a un accordo di detenzione che rischia di danneggiare migliaia di persone che verrebbero portate in Albania e detenute dopo il loro salvataggio in mare. In base all’accordo, le persone rimarrebbero sulle navi diversi giorni prima di raggiungere l’Albania. Questa distorsione delle regole di ricerca e salvataggio è pericolosa, mette a rischio vite umane e colpisce persone che si trovano già in condizioni di vulnerabilità a causa delle circostanze dei viaggi, segnando un capitolo vergognoso per l’Italia».

Ancora: «Le persone sbarcate in Albania e portate nei centri, compresi i richiedenti asilo, sarebbero automaticamente detenute, senza la possibilità di lasciare le strutture fino a 18 mesi. Secondo il diritto internazionale, la detenzione automatica è intrinsecamente arbitraria e quindi illegale – continua -. È veramente il momento che le istituzioni europee riconoscano che l’accordo Italia-Albania creerebbe un sistema illegale e dannoso, che deve essere fermato. Invece di mettere a rischio la vita delle persone, le autorità dovrebbero garantire l’accesso a una procedura di asilo efficace e a vie di accesso sicure e regolari».

Da Emergency parlano del protocollo d’intesa Italia – Albania come di «una costosa operazione di propaganda che ha l’obiettivo di impedire ai migranti di mettere piede sul suolo italiano e che rischia di provocare delle violazioni di diritti umani e disparità di trattamento tra migranti che approdano in Italia e in Albania. Il focus dell’intesa – sottolineano – ruota intorno al trasferimento e al trattenimento dei migranti soccorsi in acque internazionali dalle navi delle autorità italiane in un Paese che non fa parte dell’Ue e non è vincolato a rispettarne principi umanitari né normative». In particolare, per la sua collocazione geografica Shengjin, il porto deputato allo sbarco dei migranti che si trova nell’Albania del nord, non dovrebbe essere considerato “place of safety” per chi viene soccorso nel Mediterraneo centrale: arrivare fin lì significa costringere i naufraghi a un viaggio più lungo del necessario, posticipando la richiesta di asilo e l’accesso a servizi essenziali, come cure mediche e supporto psicologico».

Per Emergency, «è impraticabile l’idea di uno screening fatto in mare tra migranti destinati ai due centri in Albania e persone vulnerabili, che rimarrebbero a bordo mentre tutti gli altri sbarcherebbero e dovrebbero poi affrontare anche il viaggio verso l’Italia. Tutte le persone soccorse in mare, in quanto naufraghe, dovrebbero essere considerate vulnerabili e raggiungere un luogo sicuro nel minor tempo possibile perciò quello descritto dal viceministro degli Esteri sarebbe un singolare caso di sbarco selettivo in cui i più bisognosi di assistenza sbarcherebbero per ultimi».

Nell’analisi dell’organizzazione, «ci troviamo dunque di fronte a un nuovo capitolo della politica di esternalizzazione delle frontiere che ha già dimostrato di essere fallimentare per la protezione dei migranti e ha incoraggiato la tratta di esseri umani e la ricerca di via illegali per entrare in Europa, rendendo le traversate più pericolose, con oltre 22 mila morti nel Mediterraneo Centrale dal 2014 ad oggi, di cui oltre 2.400 solo nel 2023. Senza contare – concludono – che questo accordo prevede un costo anche economico per la duplicazione di uffici e strutture, per la costruzione e la gestione dei due centri, per una sorta di indennità da versare all’Albania e per la spola delle navi italiane tra le due sponde dell’Adriatico, risorse che potrebbero essere usate per un’accoglienza dignitosa, progetti di cooperazione internazionale nei Paesi di origine e per creare vie legali di accesso in Europa».

15 febbraio 2024