Accordo Ilva, «punto di partenza per un nuovo corso»

L’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro commenta la conclusione positiva del tavolo di lavoro, che ha “consegnato” l’azienda ad Arcelor Mittal. Il ministro Di Maio: «Zero esuberi». Le Acli: «Intesa che va nella giusta direzione»

«L’accordo firmato a Roma per la cessione di Ilva deve rappresentare per la città di Taranto un punto di partenza per un nuovo corso che guardi al futuro facendo tesoro degli errori passati, e mi riferisco a quelli della prima privatizzazione». L’arcivescovo di Taranto Filipo Santoro commenta così la notizia dell’intesa firmata ieri, 6 settembre, che consegna l’azienda ad Arcelor Mittal. Intesa che il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio ha definito «il miglior risultato che si potesse ottenere nelle peggiori condizioni possibili. I miglioramenti che sono stati raggiunti durante le trattative – le parole del vice premier – dimostrano che, oggi come negli scorsi anni, i rilanci in materia ambientale e occupazionale erano possibili e anzi doverosi per garantire la tutela dell’interesse pubblico. I responsabili di questo scempio – ha assicurato – pagheranno».

Di Maio ha elencato, punto su punto, i “traguardi” raggiunti sia sul piano ambientale – a cominciare dalla copertura dei parchi minerari – che su quello occupazionale, con l’accordo delle «10.700 assunzioni con zero esuberi: tutti i dipendenti – ha garantito – riceveranno una proposta di lavoro». Ancora: «All’Ilva di Taranto non si applicherà il Jobs act: gli operai saranno assunti mantenendo integro l’articolo 18 e tutti i diritti pregressi, anche quelli economici e di anzianità». Nonostante questo, resta il malcontento di quanti volevano la chiusura dell’azienda, a motivo della tutela della salute dei cittadini. «Sicuramente – è consapevole monsignor Santoro – non mancheranno la delusione e il risentimento di tanti per le promesse mancate, ma le soluzioni non sono mai facili né gratuite. Ho sempre sostenuto che l’Ilva dovesse essere profondamente trasformata garantendo la salute ai lavoratori, a tutti i tarantini e l’occupazione ai dipendenti diretti e a quelli dell’indotto senza esuberi, mantenendo i diritti acquisiti». Per il presule, «l’aspetto fondamentale da difendere è stato ed è la difesa della vita, della salute e del lavoro». Sin dal 2013, aggiunge, «abbiamo sostenuto la necessità di profonde innovazioni tecnologiche che rendessero possibile, come accade in altri Paesi, una produzione compatibile con la difesa della salute e dell’ambiente. Questi punti sono stati sottoscritti ed approvati. Questo è un fatto positivo».

L’accordo, per Santoro, pone fine a un «clima di incertezza che gravava su tutta la nostra società e che ha monopolizzato e polarizzato il confronto, non di rado avvelenandolo». L’inizio di una nuova fase, che vede tra l’altro «un piano ambientale che dovrà essere sostenuto da una costante innovazione tecnologica e dalla costante attenzione al rispetto della salute dei tarantini. Tutti dobbiamo ora vigilare per un’economia che metta al centro non la massimizzazione del profitto ma la persona, la vita, la cura della casa comune e la dignità del lavoro. Questo – conclude – è l’orientamento che Papa Francesco ci propone nel suo magistero».

Anche le Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli) condividono la soddisfazione per l’intesa raggiunta tra la società che gestisce l’Ilva, il Governo e i sindacati. «In attesa di vedere i dettagli dell’accordo, soprattutto per quanto riguarda il piano ambientale, crediamo che sia un un bel passo avanti per la città di Taranto e per tutti i territori limitrofi visto che 10.700 lavoratori riprenderanno il loro posto», si legge in una nota diffusa questa mattina, 7 settembre. Ora, prosegue il testo, «chiediamo che, guardando alla sofferenza vissuta in questi anni da tante famiglie, si vigili affinché il patto per il rilancio ambientale, che prevede la copertura dei parchi minerari entro il 2019, venga rispettata, insieme all’obbligo di non superare i limiti delle emissioni complessive di polveri». Il piano di rilancio industriale «deve finalmente trasformare l’Ilva di Taranto in un moderno polo siderurgico che garantisca la salute di tutti i cittadini».

7 settembre 2018