Accoglienza e integrazione, a Roma risultati oltre le attese

Il bilancio del progetto promosso dalla Caritas per l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa dei migranti accolti in parrocchie e istituti religiosi

«Siamo qui per dire che un progetto di accoglienza e integrazione non è un lavoro di massa ma di artigianato. Ciò che è stato fatto con questo progetto, pezzo dopo pezzo, è merito della collaborazione di tutti i soggetti». Così don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma, sintetizza la forza e il valore di un nuovo modello di accoglienza, quello del progetto “RICO – Rafforzare #Integrazione, Costruire #Ospitalità” promosso dalla Caritas di Roma in collaborazione con il Centro Astalli e il Comune di Roma per l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa dei protetti internazionali accolti nelle parrocchie e negli istituti religiosi di Roma.

oratorio del caravita exodusRispondendo all’appello di papa Francesco all’accoglienza dei profughi, sono state accolte oltre 300 persone e attivati percorsi di autonomia socio-lavorativa e abitativa in favore di 109 titolari di protezione internazionale. Tra questi, 18 nuclei familiari tra ricongiungimenti e nuovi nati. In totale sono state seguite persone provenienti da 27 Paesi, soprattutto Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Nigeria. «Trentuno le strutture religiose distribuite su tutto il territorio cittadino che hanno ospitato gratuitamente sia i singoli che le famiglie. Grazie a questa rete territoriale, il progetto ha offerto a tutti la transizione abitativa per un periodo dai 6 ai 12 mesi. Le persone coinvolte non hanno così dovuto far fronte a spese di affitto, condominio e utenze ma si sono unicamente concentrate per consolidare la propria posizione occupazionale e sociale». A spiegarlo è Sara Miscioscia, esperta monitoraggio e valutazione del progetto, in occasione della presentazione dei risultati all’oratorio di San Francesco Saverio nella mattina di oggi, giovedì 21 febbraio. «Il frutto di tutto questo lavoro è il consolidamento della forza dell’accoglienza».

benoni ambarusUn lavoro sviluppato dal 2 maggio 2017 fino a dicembre 2018 con una rete di parrocchie e istituti religiosi, l’esperienza consolidata della Cooperativa Roma Solidarietà, ente gestore della Caritas di Roma, del Centro Astalli con la collaborazione del Dipartimento Politiche sociali, sussidiarietà e salute del Comune di Roma, grazie al finanziamento del “Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione” che ha come obiettivo specifico il potenziamento del sistema di prima e seconda accoglienza, attraverso il percorso di autonomia dei titolari di protezione internazionale intrapreso nel circuito di accoglienza Sprar. Ognuno dei migranti accolti e sostenuti nel percorso, ha aggiunto Miscioscia, «ha avuto un tutor che lo ha aiutato ad orientarsi nel mondo del lavoro, a migliorare le proprie competenze attraverso corsi di formazione e studio e nell’inserimento sociale. E questo è stato il vero punto di forza».

Ma i risultati migliori sono arrivati dopo, con i 25 contratti di affitto stipulati per 45 destinatari. Dodici i nuclei familiari che hanno trovato la loro indipendenza abitativa. In totale 73 persone su 109, ovvero il 67% a fronte del 25% previsto in fase progettuale, sono integrate, con lavoro e alloggio indipendente; 24 hanno ottenuto un contratto di lavoro regolare di cui 9 a tempo indeterminato. «Passare dalla transazione abitativa ad un alloggio condiviso o individuale è stata sicuramente la sfida maggiore, che ci ha riservato molte sorprese ma che ci ha dato anche più soddisfazione», ha dichiarato Anna Clara de Martino, assistente al coordinamento del progetto.

«La difficoltà maggiore è stata vincere la resistenza dei padroni di casa quando accompagnavamo i nostri assistiti a visitare gli appartamenti. Addirittura, un grande ente che fornisce utenza elettrica rinunciava al contratto quando leggeva il codice fiscale dello straniero. Anche chiedere la residenza è stato un problema: molti volevano una dichiarazione del padrone di casa, cosa mai richiesta per gli italiani. Anche l’entrata all’asilo dei minori, che dovrebbe essere veloce, in molti casi ha richiesto tempi lunghissimi e non giustificabili». Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, ha sottolineato l’importanza della sfida che questo progetto ha comportato: «L’idea della transazione abitativa non è un concetto nuovo. Superare l’indifferenza non è stato facile ma alla fine chi ha accolto ci ha ringraziato, perché ha capito di aver ricevuto più di quello che ha dato».

Lorenzo Chialastri, Toni MiraFrutto di questo lavoro è la guida ” Le chiavi di casa” che fornisce un aiuto concreto nella ricerca di un alloggio per i rifugiati nel nostro Paese. Un lavoro di squadra che ha trovato pieno appoggio da parte del Comune, come ha ricordato Laura Baldassarre, assessore alla Persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale, con un intervento che ha toccato anche il problema degli sgomberi in città. «Abbiamo recentemente liberato lo stabile di via Carlo Felice, occupato dal 2004, facendo un lavoro di sinergia con Regione Lazio e Prefettura di Roma. Sono 19 le famiglie ospitate che sono state ricollocate dopo un’attenta analisi di ogni situazione. Lo stabile era a rischio crollo da anni. Il lavoro in sinergia, accurato e rivolto all’accoglienza, ha dato i risultati sperati».

Un plauso per la gestione di questo sgombero è arrivato dal moderatore dell’incontro, Toni Mira, caporedattore di Avvenire, che l’ha definito «uno sgombero felice in contrasto con quello avvenuto in piazza Indipendenza un anno fa. Mi viene in mente il palazzo occupato da CasaPound», ha detto facendo riferimento all’immobile occupato di proprietà del Demanio all’Esquilino di cui il Comune ha chiesto lo sgombero, priorità negata invece dal Ministero dell’Economia. «Non ci dovrebbero essere – ha detto Mira – sgomberi di serie A e serie B».

21 febbraio 2019