Abusi: la preghiera della Chiesa per le vittime e i sopravvissuti

La celebrazione dei delegati alla prima Assemblea sinodale, nella IV Giornata nazionale. Il segretario Cei Baturi: «Uno strappo come l’abuso può essere sanato solo da un cambiamento che richiede l’infinita pazienza del dolore espresso e ascoltato»

Celebrare la bellezza della Chiesa senza dimenticare le ombre che la offuscano. In occasione della IV Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che la Chiesa in Italia celebra oggi, 18 novembre, la prima Assemblea sinodale, riunita nella basilica di San Paolo fuori le Mura dal 15 al 17 novembre, nella celebrazione dei vespri di sabato 16 ha vissuto un momento di preghiera durante il quale la comunità ecclesiale ha riconosciuto i propri errori e «con umiltà e umiliazione» ha consegnato al Signore «la vergogna e il rimorso per la sofferenza provocata ai più piccoli e ai più vulnerabili dell’umanità», chiedendo «perdono». A presiedere, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, che ha definito quello degli abusi «un dramma immenso» che non può essere ignorato volgendosi dall’altra parte.

Tema dell’edizione 2024 è “Ritessere fiducia” e i testi per l’animazione dei momenti di preghiera, veglie e incontri, sono stati preparati da vittime e da familiari di vittime. Meditarli è «come un cammino verso la cisterna buia e vuota in cui si sono sentiti scaraventati – ha affermato l’arcivescovo -, soli e spogliati di tutto, ma anche verso l’aurora di speranza di un cambiamento possibile per grazia». Il tema centrale del commento biblico contenuto nei testi preparati è il processo di ritessitura della fiducia attraverso la narrazione della storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, nella Genesi. «Uno strappo come l’abuso non può essere sanato da una nuova toppa – ha affermato Baturi -, ma solo da una nuova veste, da un cambiamento radicale di cultura, di metodo, di cuore, un cambiamento che richiede l’infinita pazienza del dolore espresso e ascoltato, la speranza alimentata e valorizzata, la fiducia riannodata. E tutto perdonato. Questo cambiamento è possibile imparando ad amare gratuitamente i nostri piccoli, senza possessività e violenza, senza alcuna pretesa».

Durante un briefing con i giornalisti, Chiara Griffini, presidente del Servizio nazionale tutela minori e adulti vulnerabili della Cei, ha spiegato che la scelta di coinvolgere vittime e familiari di vittime per la stesura dei testi è stata dettata dal fatto che «non è possibile celebrare una giornata di preghiera e di sensibilizzazione a loro dedicata lasciando che siano sempre altri a parlare. È fondamentale mettersi in ascolto del loro dolore e della loro sofferenza, se davvero come Chiesa vogliamo avviare un autentico percorso di cambiamento e soprattutto se vogliamo considerarle non con l’etichetta di vittime e sopravvissuti ma come persone vittime e sopravvissute. L’ascolto di coloro che sono stati feriti è il primo atto di prevenzione che, come Chiesa, possiamo mettere in atto». La preghiera di sabato sera nella basilica di San Paolo fuori le mura, per Griffini ha rappresentato «un inizio nel saldare il debito di ascolto».

Ieri, invece, domenica 17 novembre, la Chiesa ha celebrato la VIII Giornata mondiale dei poveri, ricordata anche dal cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi durante la celebrazione della Messa per la conclusione dei lavori dell’Assemblea sinodale. «In questa domenica siamo invitati a essere umili, a piegarci sui nostri fratelli più piccoli – ha affermato durante l’omelia -, non a fare qualcosa ma anzitutto a pensarci insieme come chi ama di quell’amore in cui si confonde sempre chi aiuta e chi è aiutato. Guai se non è così: sono il nostro prossimo». Ha quindi citato alcune cause della povertà come la solitudine, la dignità negata, la malattia vissuta senza la cura e in solitudine. «La povertà è frutto di ingiustizia e di persone ingiuste – ha affermato -. I poveri, fratelli più piccoli di Gesù, fanno parte di diritto della nostra famiglia. Se lo diventano, sperimentiamo in anticipo la gioia del cielo perché la relazione non è virtuale ma fisica. I fratelli più piccoli di Gesù non sono una categoria. Li amiamo, e ci amiamo, non perché sono buoni. E non li scansiamo perché non lo sono, o non sono come noi pensiamo debbano essere, ma perché fratelli e fratelli di Gesù che ce li affida. È una questione di amore che diventa risposte concrete: case, rete di protezione, visite, lavoro».

Il tema scelto per l’VIII Giornata mondiale dei poveri è “La preghiera del povero sale fino a Dio”. «Ma quella preghiera noi la ascoltiamo? – ha chiesto il cardinale -. Facciamo nostro il grido di aiuto? I poveri sono maestri di preghiera e davanti alla loro sofferenza Dio è impaziente fino a quando non ha reso loro giustizia». Prima della benedizione finale ha esortato i partecipanti all’Assemblea sinodale a «essere benedizione per i tanti che sono nello sconvolgimento in questa creazione che geme», senza mai dimenticare di «pregare per la pace».

18 novembre 2024