Abusi, il documento di Francesco «rafforza la tutela dei minori»

A parlare, Giuseppe Dalla Torre, ex presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, e il fondatore della onlus Meter don Fortunato Di Noto

«È un momento importante perché si rafforza la tutela che entrambe le realtà, Chiesa e Stati, possono approntare a vantaggio dei minori». Raggiunto dai microfoni di Tg2000, il telegiornale di Tv2000, Giuseppe Dalla Torre – già presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano – commenta il rescritto per l’istruzione “Sulla riservatezza delle cause” con cui Francesco abolisce il segreto pontificio nei casi di violenza sessuale e abuso sui minori commessi dai chierici e cambia la norma sul delitto di pedopornografia.

«Questo provvedimento – spiega Dalla Torre – facilita la possibilità di collaborazione e quindi di accesso alla documentazione riservata che l’autorità ecclesiastica è riuscita a raccogliere e su cui ha imbastito i procedimenti canonici relativi a fatti delittuosi». Naturalmente, precisa, «non significa che viene meno la riservatezza o che non c’è segreto d’ufficio. È evidente che queste notizie sono destinate a rimanere riservate ma la collaborazione tra le istituzioni viene ad essere facilitata e attuata».

Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter Onlus, parla di «regalo del Papa per noi» ed esprime soddisfazione perché «la lotta agli abusi sui minori è un impegno di tutti e la Chiesa non si è più tirata indietro, offrendo a tutta la comunità delle scelte epocali i cui effetti comprenderemo a lungo termine». Non solo: il pontefice ha deciso di modificare la norma riguardante il delitto di pedopornografia facendo ricadere nella fattispecie dei “delicta graviora” – i delitti più gravi – la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’età di 18 anni. «Le norme ci sono: ora – osserva il sacerdote – si devono seguire i percorsi per prevenire tali gravi delitti attraverso informazione, formazione e una cultura che ribadisca sempre, in ogni angolo del mondo (cattolico e nelle altre confessioni) e in tutta la società che l’abuso sui minori è un crimine da contrastare con ogni mezzo, che superi il silenzio, gli insabbiamenti, le lobby della complicità irresponsabile».

Per don Di Noto, tutto questo «deve essere proposto anche alla società civile e ai sistemi giudiziari negli Stati laici, anch’essi ancora deficitari nella legislazione contro questi crimini: basti pensare che sono decine gli Stati che non hanno una legge contro la pedopornografia e non hanno definito la fattispecie, come anche l’età del consenso dei minori e il segreto d’ufficio».

18 dicembre 2019