Abusi, il cardinale Pell giudicato colpevole

Il prefetto della Segreteria per l’economia vaticana condannato in Australia. L’avvocato prevede il ricorso in appello. Gisotti (Santa Sede): «Notizia dolorosa»

Finora il tribunale aveva vietato ai media di pubblicare l’esito della sentenza. Oggi, 26 febbraio, la notizia è stata ufficialmente confermata: il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia vaticana dal 2014, è stato condannato in Australia per violenza sessuale su minori. Il porporato, 77 anni, è a giudizio dal 2017 con l’accusa di aver abusato di due bambini del coro nella sacrestia della cattedrale di Saint Patrick negli anni ’90, quando era arcivescovo di Melbourne. La condanna era arrivata già a dicembre ma sulla notizia era stato posto il veto dalla legge australiana per la quale fino a che il processo a carico del porporato non si fosse del tutto concluso nulla doveva trapelare. Al via da domani, 27 febbraio, l’udienza di condanna: il cardinale rischia fino a 50 anni di carcere.

Pell – di cui già a dicembre l’allora portavoce vaticano Greg Burke aveva annunciato il congedo dal Consiglio dei cardinali che coadiuva Francesco nel governo della Chiesa – continua a dichiararsi innocente anche ora che la condanna è ufficiale. Il suo avvocato prevede di ricorrere in appello. «La notizia della condanna del cardinale George Pell in merito alle accuse di abusi sessuali su minori ha scioccato molti in tutta l’Australia e in tutto il mondo, inclusi i vescovi cattolici dell’Australia», dichiara l’arcivescovo di Brisbane Mark Coleridge, presidente dei vescovi australiani. Coleridge ha ricevuto la notizia mentre era in viaggio di ritorno da Roma, dove ha partecipato all’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del mondo con Papa Francesco proprio sul tema della protezione dei minori nella Chiesa. «I vescovi – si legge nel comunicato che ha diffuso – sono d’accordo sul fatto che tutti devono essere uguali secondo la legge e rispettino il sistema legale australiano. Lo stesso sistema legale che ha emesso il verdetto prenderà in considerazione l’appello che ha presentato il team legale del cardinale».

Il presidente dei vescovi australiani esprime la speranza che «attraverso questo processo giustizia sia fatta». Nel frattempo, prosegue, «preghiamo per tutti coloro che sono stati abusati e i loro cari, e ci impegniamo nuovamente a fare tutto il possibile per garantire che la Chiesa sia un luogo sicuro per tutti, specialmente per i giovani e i vulnerabili». Intanto, i media australiani stanno diffondendo la notizia secondo la quale lo stesso arcivescovo Coleridge, è sotto indagine per il modo in cui ha trattato una donna che aveva offerto informazioni su abusi a minori nella sua diocesi oltre un decennio fa. La denuncia riguarda, nel dettaglio, un incontro avvenuto nel 2006 con una donna di Canberra che aveva offerto informazioni su abusi verso dei minori, in quella che era allora la sua arcidiocesi di Canberra e Goulburn. Stando alle dichiarazioni della donna, il prelato l’ha definita «una pettegola» e ha agito aggressivamente verso di lei. Asserzioni che Coleridge respinge fermamente.

Dalla Santa Sede, il direttore ad interim della Sala stampa vaticana parla di «notizia dolorosa», in riferimento alla sentenza di condanna in primo grado del cardinale Pell; «una notizia che, siamo ben consapevoli, ha scioccato moltissime persone, non solo in Australia. Come già affermato in altre occasioni – le parole di Gisotti -, ribadiamo il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane.
In nome di questo rispetto, attendiamo ora l’esito del processo d’appello, ricordando che il cardinale Pell ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all’ultimo grado». In attesa del giudizio definitivo dunque anche la Santa Sede si unisce ai vescovi australiani «nel pregare per tutte le vittime di abuso, ribadendo il nostro impegno a fare tutto il possibile affinché la Chiesa sia una casa sicura per tutti, specialmente per i bambini e i più vulnerabili».

Per garantire il corso della giustizia, assicura Gisotti, il Santo Padre ha confermatole le misure cautelari già disposte nei confronti del cardinale George Pell dall’ordinario del luogo al rientro del porporato in Australia, ovvero che, in attesa dell’accertamento definitivo dei fatti, al cardinale «sia proibito in via cautelativa l’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età».

26 febbraio 2019