Aborto, obiettori liberi di dire no

Battaglia vinta per i movimenti pro vita: la Cassazione ferma il decreto che obbligava i medici a rilasciare i certificati per l’aborto

Battaglia vinta per i movimenti pro vita: la Cassazione ferma il  decreto Zingaretti che obbligava tutti i medici a rilasciare i certificati per l’aborto

Il consiglio di Stato dice no e gli obiettori di coscienza che lavorano nei consultori del Lazio possono di nuovo negare, a chiunque ne faccia richiesta, i certificati per l’aborto. Con un’ordinanza, al momento temporanea, i magistrati di palazzo Spada hanno bloccato parte del decreto firmato dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti e rimesso la decisione finale ai colleghi del Tar del Lazio. Una battaglia vinta, quindi, per il Movimento per la vita e dei ginecologi cattolici che avevano presentato ricorso contro la decisione del governatore del Lazio.

«L’importanza di questa decisione – afferma Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita – sebbene pronunciata in sede cautelare e non definitiva, interviene in una antica diatriba e sottolinea l’importanza costituzionale dell’obiezione di coscienza». Il provvedimento non ha concesso la sospensiva riguardo un’altra parte del decreto, quella in cui si fa obbligo agli obiettori impiegati nei consultori di prescrivere la pillola del giorno o dei 5 giorni dopo: «I giudici non hanno affermato con certezza il carattere non abortivo di questi prodotti – afferma Casini – ma si sono unicamente rifatti ai documenti delle agenzie preposte al controllo dei farmaci europee e nazionali». Dalla Regione intanto, fanno sapere di attendere la sentenza in merito e si ritengono comunque soddisfatti perché sia il Tar, sia il Consiglio di Stato, hanno confermato la validità dell’obbligo della prescrizione degli anticoncezionali.

Il provvedimento in discussione è quello del 12 maggio 2014, emesso da Zingaretti nella sua veste di commissario della sanità laziale. Il decreto prevedeva che, nei consultori familiari della Regione Lazio, non fosse possibile per i medici opporre obiezione di coscienza per prescrivere la pillola del giorno dopo, per l’applicazione della spirale e per l’emissione della certificazione che attesta la volontà di una donna di abortire. Questo perché, si legge nel decreto, l’obiezione di coscienza “riguarda l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza e il personale operante nel consultorio familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica”.

Adesso, la questione torna di nuovo sul tavolo del Tar del Lazio. Ai giudici spetterà il compito di decidere anche sull’applicazione della spirale e la prescrizione della pillola del giorno dopo o dei cinque giorni dopo. Ottimisti i movimenti pro vita: «La documentazione prodotta dalla nostra associazione – ha concluso Casini – ha instillato il dubbio nel Consiglio di Stato. Ciò significa che, se saranno dimostrati gli effetti abortivi delle pillole attualmente distribuite, come del resto già risulta da uno studio attento degli stessi documenti ufficiali, l’obiezione di coscienza potrà essere completamente ripristinata».

10 febbraio 2015