Dopo l’approvazione di una legge statale che consente l’aborto fino al momento della nascita, è ormai polemica aperta tra il cardinale di New York Timothy Dolan e il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo. «Agghiacciante», per il porporato, la norma che elimina qualunque accusa verso chi assiste alla morte di «un bimbo abortito sopravvissuto alle forbici, al bisturi, alla soluzione salina e allo smembramento» senza intervenire e che sopprime anche l’obiezione di coscienza per quegli operatori sanitari che si rifiutano di assistere a questa «macabra procedura».

In una nota pastorale indirizzata a tutti i fedeli, su invito dei sacerdoti, letta domenica scorsa in tutte le chiese dopo ogni Messa, il cardinale afferma: «Sono un pastore, non un politico ma, come pastore, sono obbligato a sfidare i nostri leader politici, a spronarli a riesaminare le loro priorità e a rispettare e proteggere il bambino non nato nel grembo materno con la stessa forza e passione riservata agli immigrati privi di documenti, alla madre single che si occupa della famiglia, ai nonni morenti o ai poveri che lottano per farcela».

Cuomo, da parte sua, ha risposto con una lunga intervista al New York Times spiegando il suo supporto alla legge e identificando la posizione di Dolan come appartenente alla «destra religiosa». Il cardinale sul suo blog ha invitato il governatore, che spesso si è definito cattolico, a riconsiderare le sue dichiarazioni perché «ridurre la difesa dei diritti umani del neonato prematuro a una “questione cattolica” è un insulto agli esponenti delle tante religioni, alleati» di questa battaglia, ma anche alla Costituzione e alla biologia. Il governatore, ha aggiunto, «non mi considera di destra quando chiede il mio aiuto sull’aumento del salario minimo, sulla riforma carceraria, sulla protezione dei lavoratori migranti, sull’accoglienza dei rifugiati e la difesa dei programmi universitari per i detenuti. In quei casi penso di aver fatto parte della sinistra “religiosa”».

Da ultimo, il cardinale precisa che la sua non è un’ingerenza perché la fede «è un fatto personale e non un affare privato come ha mostrato Martin Luther King, un pastore che si è battuto per i diritti civili della sua gente».

13 febbraio 2019