“Abito qui”, aperta la Boutique solidale di Caritas

È stata inaugurata dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Iniziativa che crea fiducia nel futuro. Le cose cambiano in meglio»

È stata inaugurata dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Iniziativa che crea fiducia nel futuro. Le cose cambiano in meglio» 

Due vetrine su via Monza, cuore commerciale di San Giovanni, mostrano a chi passa l’impegno di chi vuole rimettersi in gioco. Dietro quei vetri, sui manichini e negli scaffali, borse, scarpe e abiti testimoniano la voglia di riscatto di persone disagiate, prevalentemente donne, che hanno scelto di frequentare i laboratori di sartoria della Caritas di Roma. Il frutto del loro lavoro è stato raccolto nella boutique solidale inaugurata, mercoledì 15, dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, monsignor Enrico Feroci della Caritas diocesana e Massimiliano Monanni, presidente dell’Ipab Asilo Savoia che ha donato i locali.

«Qui succede qualcosa che sembrava impossibile e che invece è possibile – ha commentato Zingaretti prima di tagliare il nastro -. Uno spazio che era chiuso da due anni e mezzo oggi viene riaperto per un progetto di solidarietà che mette insieme, grazie alla disponibilità della Caritas, una comunità protesa verso l’assistenza dei più bisognosi, sperimentando forme nuove di allargamento della sfera della cittadinanza. Un’iniziativa, quella di oggi, che crea fiducia nel futuro perché dimostra che se c’è la volontà le cose cambiano, e cambiano in meglio».

La boutique propone al pubblico capi d’abbigliamento ricevuti in donazione e rimessi a modello dagli ospiti delle strutture Caritas che partecipano al progetto “Abito qui”, oltre a prodotti e accessori realizzati a mano, a fronte di un prezzo simbolico. Per monsignor Enrico Feroci, il progetto della boutique solidale si traduce nell’«impegno» e nel «coinvolgimento» di tutte quelle persone che «avranno la possibilità di sentirsi di nuovo “utili”, perché il lavoro – per usare un’immagine evocata da Papa Francesco – ci unge di dignità».

«La solidarietà – ha aggiunto il sacerdote – significa rendersi conto della persona che si ha davanti e metterla in condizione di camminare con le proprie gambe, di ritrovare la dignità del proprio vivere. Noi vogliamo aiutare le persone a dire a loro stesse “io mangio con il lavoro delle mie mani”. L’assistenzialismo da solo può rovinare le persone, perché poi si finisce con l’attendere sempre qualcosa».

«Un locale inutilizzato di proprietà dell’Ipab – ha aggiunto Massimiliano Monnanni di Asilo Savoia – è da oggi un luogo dove la cultura del riuso e della lotta agli sprechi si incrocia con l’impegno volontario di tante romane e romani, divenendo occasione di crescita professionale e di inserimento lavorativo per persone in situazione di svantaggio sociale».

Si cercherà infatti di mettere in moto un circolo virtuoso per il quale, l’intero ricavato della Boutique solidale permetterà di potenziare il laboratorio di sartoria, incrementando il numero dei partecipanti e aumentando i corsi di formazione. Ma non è finita; il gruppo di lavoro riceverà un rimborso spese per l’opera svolta e gli ospiti più meritevoli saranno proposti per stages e tirocini professionali in alcune aziende dei settori tessile e abbigliamento. «Vogliamo anche rendere consapevole la città – ha concluso monsignor Feroci – dell’importanza del riuso e del riciclo, diffondendo l’idea che ciò che è di seconda mano può trasformarsi in una fonte di lavoro per chi dal mercato del lavoro è stato escluso».

 

15 giugno 2016