Abbas ai cristiani palestinesi: «Non emigrate»

Le parole del presidente in occasione della canonizzazione delle prime due sante palestinesi dell’era contemporanea

Le parole del presidente in occasione della canonizzazione delle prime due sante palestinesi dell’era contemporanea: «Affrontate con noi le difficoltà della vita»

Per il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) «La Palestina non è una terra di guerra; è piuttosto una terra di santità e di virtù come Dio voleva che fosse». Lo scrive in un messaggio in occasione della canonizzazione avvenuta domenica 17 maggio in piazza San Pietro delle prime due sante palestinesi dell’era contemporanea, suor Mariam Bawardy Haddad e suor Marie Alphonsine Ghattas. «Due donne virtuose e pie che trasmettono un messaggio speciale in particolare alla Palestina e ai Paesi arabi», che si ricollega, secondo Abbas, alla «commemorazione della Nakbah» (catastrofe), ovvero l’esodo e la fuga di 700mila palestinesi nel 1948, anno di nascita dello Stato di Israele. Un messaggio, scrive il presidente palestinese, che «sottolinea la nostra unità e afferma la nostra determinazione a costruire una Palestina sovrana, indipendente e libera basata sui principi di pari cittadinanza e sui valori di spiritualità e di sublime umanità».

Nell’occasione della duplice canonizzazione, il presidente Abbas esprime «apprezzamento» ai cristiani palestinesi, che definisce «nostri fratelli», per «la loro fermezza e il contributo efficace fornito per costruire la nazione palestinese». L’invito è «a rimanere con noi e a non emigrare», godendo dei diritti di piena cittadinanza. «Chiediamo ai cristiani palestinesi – le parole del presidente – di restare con noi e affrontare con noi le difficoltà della vita fino a quando raggiungeremo la libertà, la sovranità e la dignità umana. Attraverso la verità e la giustizia possiamo decidere il nostro destino, e con le preghiere dei credenti sinceri e fedeli saranno realizzati tutti i nostri sforzi».

Suor Mariam Bawardy Haddad e suor Marie Alphonsine Ghattas «sono due figlie del nostro popolo che rappresentano una voce unica e potente che ci dice che il potere dello spirito è in noi e ci guida verso lo Stato e la sua capitale Gerusalemme che rimarrà un cuore spirituale per ogni credente nel mondo. Sulla base di questo fondamento spirituale, Gerusalemme sarà la nostra Capitale, a Dio piacendo». Le due sante palestinesi, conclude il presidente Abbas, «aggiungono una dimensione molto particolare alla nostra lotta nazionale, vale a dire quei principi umanitari e spirituali che la nostra terra ci ispira: la terra che Dio ha reso sacra, la terra del dialogo tra cielo e terra, tra Dio e l’uomo, e tra gli uomini. Questi sono i principi spirituali edificanti che cristiani e musulmani condividono nella nostra Terra Santa e sono gli stessi principi su cui cerchiamo di creare il nostro Stato e la nostra vita nazionale e sociale».

18 maggio 2015