A Sant’Eustachio nasce la Casa della Misericordia

Nei sotterranei della chiesa, un centro d’ascolto e un centro di accoglienza, dove trovare riparo dalle intemperie, insieme a un caffè. Quindi un centro culturale. Il rettore don Sigurani: «Importante il calore umano»

«Dignità. Queste persone hanno il diritto di essere trattate con dignità». È la “stella polare” dell’azione a favore dei poveri di don Pietro Sigurani, rettore della basilica di Sant’Eustachio dove sabato 22 settembre, alla presenza del vescovo ausiliare per il settore Centro Gianrico Ruzza, è stata inaugurata la Casa della Misericordia. Ricavata nei sotterranei della chiesa, tra i palazzi della politica e i ristoranti dei turisti, mette a disposizione una sala che servirà da centro di ascolto e dove saranno forniti assistenza legale e consigli medici («non un ambulatorio», sottolinea don Pietro). Poi un centro di accoglienza dove i poveri potranno trovare riparo dalle intemperie, insieme a un caffè caldo: «Ci ha pensato la Provvidenza – spiega il sacerdote -. Non sapevamo come fare, poi una ditta ci ha regalato la macchina per le bevande e la fornitura di caffè». Infine l’«Università degli scartati», intitolata a Giulia Carnevale, la studentessa di Ingegneria originaria di Arpino morta nel terremoto dell’Aquila. Un centro culturale perché, spiega il rettore, ai poveri non bisogna dare solo il pane materiale ma anche sollevarne lo spirito. Per questo ci tiene tanto al fatto che ai bisognosi che ogni giorno da cinque anni si recano a mangiare a Sant’Eustachio siano serviti non solo piatti ben preparati e abbondanti ma anche dolce e caffè: «Perché se un piatto di pasta riempie la pancia, il caffè scalda il cuore».

Come nasce l’idea della Casa? «Qui secondo la tradizione c’era la casa dove la famiglia di sant’Eustachio aiutava i bisognosi. È stata la prima diaconia di Roma. E ne abbiamo ripreso la tradizione. Serviamo pranzi in tre turni da 40, le persone si conoscono, fanno amicizia. È importante il calore umano». Lo stesso vale per i volontari: non manca mai chi si mette a disposizione. Ci sono romani che tra un servizio e l’altro si fermano a pregare in chiesa, giovani musulmani e persone che non credono. E il clima che si respira è davvero gioioso. Come si va avanti? «Con la Provvidenza e la preghiera – spiega don Pietro -. Senza contributi pubblici ma con l’aiuto dei fedeli». Anche di politici? «Qualcuno ma a titolo personale ». E non ci sono confraternite, onlus o cooperative: «Lo devo al cardinale Vallini: ho una lettera in cui mi ribadiva che questa è un’opera di sant’Eustachio ed è stato illuminato in questo. Tutto si fa con la carità. Abbiamo speso 150mila euro e ne dobbiamo pagare altrettanti ma sono sicuro che arriveranno. Io ho 83 anni, l’opera non è mia, è della diocesi. Ho avuto un grande sostegno da monsignor Zuppi», l’ex ausiliare di Roma per il settore Centro, «e da don Angelo», aggiunge riferendosi al cardinale vicario De Donatis: «Siamo amici da quando era parroco a San Marco».

Nella Casa si stanno completando i lavori per docce, barberia e lavanderia. Saranno inaugurate a novembre, per la Giornata del povero. «Stiamo preparando una sorpresa con i ristoratori della zona», dice sornione don Pietro. E chissà che non possa ricevere una visita del Papa, che ha già donato 15mila euro attraverso l’Elemosineria.

24 settembre 2018