A Santa Sofia lo Sportello Acli dedicato ai profughi ucraini

Inaugurata l’iniziativa di segretariato sociale, attiva ogni giovedì pomeriggio. La presidente dell’associazione romana Borzì: «Fare rete, per garantire una presa in carico a tutto tondo». L’assesore Funari: «Continuiamo a dire no alla guerra»

Con competenza ed empatia sono Luisa e Olena – la prima moldava e in Italia da tanti anni e la seconda ucraina, fuggita da Leopoli nei mesi scorsi – ad accogliere da tre settimane, nello Sportello di esigibilità dei diritti e segretariato sociale, i profughi ucraini arrivati nella Capitale a causa della guerra. Dopo un primo periodo di “rodaggio” e 50 pratiche espletate, lo spazio di orientamento attivato dalle Acli di Roma è stato inaugurato ufficialmente ieri pomeriggio, 7 luglio, negli ambienti dedicati della basilica minore di Santa Sofia, a Boccea, la chiesa nazionale romana degli ucraini. «Questo sportello, che sarà aperto ogni giovedì pomeriggio dalle 15 alle 18 – ha detto Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma -, è un ulteriore tassello che va ad aggiungersi all’impegno che abbiamo messo in campo dall’inizio di questa atroce guerra, per essere accanto a chi da un giorno all’altro ha perso tutto e si è dovuto trasferire in un nuovo Paese, perdendo ogni riferimento».

In particolare, la referente dell’associazione di promozione sociale ha utilizzato tre parole-chiave per presentare il progetto: «Si tratta in primo luogo di “fare rete” – ha sottolineato – con le altre realtà e le istituzioni del territorio: la Chiesa, il Comune, il XIII municipio e le Acli nazionali, per garantire una presa in carico a tutto tondo delle persone, che sono soprattutto donne e bambini. Vogliamo rispondere non solo ai bisogni materiali ma anche a quelli emotivi». Da qui la seconda parola che orienta l’azione: «”Cura”, perché curando loro, sotto l’aspetto umano, stiamo curando anche noi stessi, mettendo in atto modelli di intervento nell’ottica della sussidiarietà». Infine, l’invito di Borzì, che ha richiamato i diversi appelli in tal senso di Papa Francesco, «all’attenzione alla “non assuefazione” alla guerra, che è terribile e ingiusta», guardando allo sportello come a «un modo per tenere accesi i riflettori ed essere portatori di speranza».

Anche Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, ha osservato che «con questo servizio, con il quale facciamo quello che sappiamo fare e che ci ricorda il perché siamo nati come associazione, aiutiamo non solo le vittime della guerra ma anche noi stessi, perché questo è un buon modo per essere dalla parte giusta, dando risposte alle persone ma prima di tutto dando valore alla persona». Presente all’inaugurazione anche Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali e alla salute di Roma Capitale, che si è detta felice di condividere «un momento semplice e familiare come questo, che dà spazio e voce alle storie di solidarietà che si vivono nella nostra città», mettendo poi l’accento sulla necessità di «continuare a gridare il nostro “no” alla guerra e chiedere la pace, come fa e ci invita a fare Papa Francesco». Funari ha evidenziato che «da subito, allo scoppio del conflitto, ci siamo chiesti cosa potessimo fare per queste persone, mettendoci al loro fianco e ribadiamo che siamo e saremo sempre dalla parte del popolo ucraino, lavorando in rete con le diverse realtà di Roma».

Sentito il ringraziamento di don Marco Yaroslav Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia, «per come sono state aperte le porte di Roma al popolo ucraino a causa di una emergenza inaspettata». Il rettore ha detto che «per noi tutto quello che si è fatto e si sta facendo è una risposta al Vangelo perché è un servire la persona umana, richiamando il monito di Gesù: “Quando farete questo ad uno dei miei fratelli, lo avrete fatto a me”».

8 luglio 2022